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4 febbraio 2003-4 febbraio 2013: la lettera di una nipotina allo zio

Il ricordo di Nicola Bellandrini

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Caro zio.

Sono ormai  trascorsi  dieci anni dalla tua scomparsa.

Quando sei andato via io ero piccola, avevo sei mesi. Adesso che sono un po’ più grande, ricordo che crescendo notavo una foto in casa di un ragazzo bello, racchiuso in una cornice color argento posta all’ingresso della sala, che mi guardava sempre, quando mangiavo nel seggiolone, quando gattonavo, quando giocavo con mamma e papà e  sembrava che sorrideva ad ogni mio gesto.

All’inizio mi facevi un po’ paura, ma con il passare dei mesi mi eri diventato simpatico e quando riuscii a venirti incontro con le mie gambine, alzavo la mano e con il ditino ti indicavo a papà, che con un sorriso mi diceva: zio Nicola, e io come lui sorridevo.

Ho sorriso con te per tanti anni, raccontando alle mie amiche di avere uno zio preziosissimo racchiuso nell’argento, ma non capivo perché tu fossi lì, mentre le mie compagne giocavano al mare e passeggiavano con gli zii e, a volte, ero un po’ triste. Avrei voluto farlo anch’io, ma non potevo. Allora decisi di parlare con papà per chiedergli  perché tu non potessi uscire da quella cornice... Devo essere sincera, qualcosa immaginavo, perché in ogni festa, ogni Natale, ogni mio compleanno, tu non c’eri mai; guardavo papà e notavo i suoi occhi sempre tristi, anche se cercava di nasconderli. Una tristezza, la sua, che gli appare quando passeggiamo insieme e vediamo alcuni tuoi amici, che lui mi ha fatto conoscere, quando siamo in macchina e parliamo la radio a volte trasmette le canzoni di un gruppo musicale, gli U2, che a te piacevano tanto e la sua bocca improvvisamente smette di parlare, come se dovesse ingoiare un boccone molto amaro, lo vedo muovere la testa e tirare un sospiro grandissimo che non credo gli sia di sollievo… I suoi occhi diventano lucidi e le sue guance si rigano come se stesse piovendo solo sul suo volto...

Quando chiedo di te alla mamma, mi parla sempre con un sorriso splendente sulla bocca, capace di illuminare le notti più buie dell’inverno. Sono venuta a cercarti a casa di nonna Giuseppina, nella stanza che dividevi con papà, quando eravate piccoli. Ci sono solo foto, foto dei tuoi amici sul muro del letto, Elio – Vincenzo – Pierino – Cesare- Ettore – Alessio… potrei continuare all’infinito, una sciarpa con scritto ‘’Vastese’’, il cappellino militare e un mega poster che racchiude foto e articoli di quel gruppo musicale che tanto fa star male papà. Allora ho deciso di chiedere, una volta e per tutte, spiegazioni.

Eravamo al mare, il tuo mare, in compagnia dei gabbiani e di una sirena, quello che tanto amavi, tra scogli, cozze e lumaconi, aveva lo sguardo fisso nell’orizzonte e lui guardava  il cielo come se stesse chiedendoti un aiuto per parlarmi di te. Mi disse che eri buono, bello e coraggioso, che lavoravi, ti divertivi e vestivi bene, che avevi un’espressione un po’ imbronciata che pero’ nascondeva un animo buono. Ogni  tanto non sentivo più la sua voce, come se il rumore delle onde, che si infrangevano sugli scogli, mi rendesse sorda, ma il mare era bellissimo, "na tavele’’ era papa’ che smetteva di parlare e si perdeva nei ricordi… Disse solo che un giorno una brutta malattia ti strappò alla vita a soli 25 anni, una malattia che senza una ragione e senza un perché continua, oggi più di ieri, a far soffrire quelle persone che vengono colpite, distruggendole fisicamente e psicologicamente. Ha un nome incomprensibile per me… sembra essere terribile. Poi prese la mia mano e mi portò sulla spiaggia a passeggiare e quando gli chiesi di parlarmi ancora di te mi disse di pensare solo che mi  volevi bene e che ero troppo piccola per poter capire…

Il lutto è arrivato improvviso e con esso la consapevolezza di farsene una ragione, si ma quale, quella di continuane a vivere una vita con un rimorso nell’anima e un immenso senso d’impotenza di non aver potuto far nulla. Avrei voluto essere presa in braccio, sentire il calore delle tue mani, il profumo della tua pelle, guardarti negli occhi e farti un sorriso. Di te ho solo una foto che mi tieni in braccio, avevo solo pochi giorni di vita, non capivo cos’erano quei segni indelebili che la malattia ti aveva già lasciato, potevo solo sentire quanto mi volessi bene... Ero piccola per farti un gesto e tu troppo giovane per andartene. Poi mi portò nel posto in cui tu riposi ,un’immensa casa piena di tante persone, di colori e luci, con fiori bellissimi, come se lì la primavera non terminasse mai. Ti ho ammirato a lungo e ho visto che quella cornice argento si era  trasformata in cristallo, ancora più preziosa, in compagnia di tante piccoli oggettini simpatici, c’è una targa bellissima che ti hanno dedicato i tuoi amici, anche se papà mi ha detto che qualcuno ha giocato con i tuoi sentimenti anche quando stavi male; lascia perdere.

Anch’io ho voluto lasciarti un regalo… un  gattino vedrai, ti farà compagnia… Vengo a trovarti spesso ora che so dove portarti un fiore. Papà mi ha spiegato che sei tra gli angeli, con Gesù e la Madonnina, sulla nuvola più bella e che di notte dormi su una stella, la più luminosa, e quando vedo le mie amiche con gli zii, non sono più triste, anzi ti presento sempre a tutte. Loro mi dicono ma dove? E io: “Guardate le stelle, sono tante, ma non sbagliate, è sulla più luminosa”. Vorrei salutarti con un abbraccio, come fanno tutti, per esprimerti tutto il mio affetto; ma devi accontentarti di una carezza, una carezza che mi hanno insegnato a farti mamma e papà, ogni volta che ti vengo a trovare, e ogni volta mi fai sempre venire un brivido, gelandomi la manina con quella pietra fredda. Caro zio mi spiace non ricordare molto di te ma a volte mi sembra che tu viva e sorrida con me…

Sai è bellissimo sapere di essere amati, ma quanto è brutto sapere di esserlo stati e continuare a fingere di esserlo.

Ho una bella notizia da darti, tra due mesi arriverà la mia sorellina, sono felicissima, tu sarai nuovamente zio; spero che questo bell’evento possa far sorridere e rendere felice papà come è successo quando sono nata io…

Tu non sei un ricordo, perché i ricordi appartengono al  passato… tu sei presente per noi, in ogni gesto, in ogni luogo, in ogni momento della nostra vita, nel cuore di chi ti ha amato e continua a farlo, sei il sole che riscalda i nostri giorni e la stella che illumina le nostre notti…

Sarai  sempre per me lo zio “prezioso”... con affetto la tua nipotina

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