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IL PRESEPE: MESSAGGIO DI PACE E SPERANZA PER L'UOMO MODERNO

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Hanno iniziato i grandi centri commerciali italiani a togliere il presepe dalle loro vetrine e posti vendita, con la motivazione che esso non rende economicamente come l'albero di Natale e i numerosi ninnoli per abbellirlo. L'emarginazione del presepe è proseguita anche in diverse scuole, creando un dibattito, alimentato dall'esigenza, avvertita da alcuni docenti o consigli d'Istituto, di tutelare le minoranze islamiche. Motivazioni esagerate! Ritenute tali persino dal Ministro dell'Istruzione, Giuseppe Fioroni, che è intervenuto in maniera decisa contro i tanti tentativi, perpetrati nelle scuole, di oscurare la festa cristiana del Natale. ''E' profondamente sbagliato - ha detto il Ministro - ritenere che il miglior modo per costruire il dialogo sia il silenzio assordante dei divieti. Mi auguro che questo nella scuola italiana non avvenga più''. E all'inaugurazione di una mostra di presepi allestita al Ministero, durante la quale i piccoli alunni di una scuola materna romana hanno eseguito quattro canzoni in lingue diverse, ha elogiato l'iniziativa di condivisone di valori ''che creano non solo dialogo, ma abbattono paura diffidenza e ci danno pace e serenità''. Ed ha concluso: ''Questo è il significato del presepe e del Natale come valore universale''. A difesa del presepe è sceso soprattutto il settimanale ''Famiglia Cristiana'', che ha titolato la copertina del 17 dicembre: ''Presepe nel cuore degli italiani'', affidando alla penna feconda del nostro Arcivescovo di Chieti-Vasto, Mons. Bruno Forte, l'editoriale. La storia che il presepe racconta, scrive Mons. Forte, è l'incontro tra il divino e l'umano, per cui ''fare il presepe'' oggi più che mai diventa ''un messaggio di speranza, un gesto d'amore, che non lenisce nessuno e può parlare al cuore di tutti''. Il ''divino'', continua l'Arcivescovo, è rappresentato dalla scena che dà senso a tutte le altre: il mistero; e comprende le figure del Bambino, di Maria e di Giuseppe, affiancati dal bue e dall'asinello, e la mangiatoia (praesepium) che dà nome all'insieme. L'umano è rappresentato dai pastori, aperti alle sorprese di Dio, dai Re Magi (figura di tutte le ''genti'', raggiunte dalla luce della stella) e dall'umanità indifferente e distratta (gli ospiti della locanda). Il presepe, conclude Mons. Forte, non è fatto solo per essere ammirato, perché non è ''la memoria di un tempo perduto'', è piuttosto ''un appello ancora vivo, rivolto al presente''. Esso ''testimonia che Cristo non nasce altrove o in un tempo lontano, ma qui e ora''.
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