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Il 'mea culpa' del sindaco Lapenna e l'invito di D'Alessandro: 'Adesso Vasto cambia'

Il consigliere di Fli: 'Ha ancora 3 anni e mezzo per centrare l'obiettivo'

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Capita raramente che un sindaco faccia “mea culpa” davanti all’assemblea civica, così come capita raramente che si assuma responsabilità ben precise per alcune mancanze, per diversi risultati non raggiunti, giungendo persino a “vergognarsi” per alcune promesse (vedi via San Rocco) non ancora mantenute.

 

Io credo che quanto avvenuto durante il Consiglio Comunale di martedì scorso sia stato ampiamente sottovalutato dagli operatori della politica. Talvolta, la faziosità può giocare brutti scherzi. Luciano Lapenna ha ammesso, “coram populo”, tutte le difficoltà di una macchina amministrativa che non decolla, che fatica a dare risposte alle tante richieste urgenti dei cittadini vastesi. Non ha accampato scuse. Ha certamente messo in rilievo il tragico contesto economico, le mancate risposte di Provincia, Regione e Governo nazionale su tante questioni aperte, ha difeso tutto ciò che è riuscito a fare, ma non ha lesinato rimproveri a se stesso e anche alle strutture burocratiche che sono chiamate a coadiuvarlo.


Noi, pur avendo votato contro il provvedimento sugli equilibri di bilancio, abbiamo apprezzato la condotta del primo cittadino, mai arrogante, anzi disponibile a tenere conto delle tante sollecitazioni pervenute. Ora però, dopo aver ammesso le tante difficoltà del percorso e qualche personale responsabilità, occorre individuare le misure per dare nuovo impulso all’attività amministrativa.

 

I guai di questa città, lo abbiamo sottolineato più volte, non sono iniziati nel 2006, però è vero che una certa decadenza non accenna a fermarsi. Lapenna è stato rieletto l’anno scorso, non con il nostro voto, e ha il dovere-diritto di guidare Vasto fino al 2016. Gli abbiamo chiesto di sgombrare il campo da possibili candidature parlamentari, di non prestare il fianco a chi ritiene che la debolezza della macchina amministrativa sia dovuta alla sua stanchezza, alla sua ambizione di andare a Roma anzitempo. Quando Tagliente lasciò il Comune per tornare in Regione, la Sinistra fu molto critica nei confronti di un atto vissuto da tanti come un tradimento. Lapenna, pur avendo dichiarato in un’intervista di essere intenzionato a fare ancora il sindaco per rispettare il voto dei cittadini, in aula ha preferito glissare sull’argomento. Noi gli chiediamo di fare ricorso alle sue qualità, mai disconosciute, di mediatore, di mettere in campo tutte le risorse che pure ci sono, di distribuire meglio uomini e risorse, di produrre in tempi brevi il cambio di passo tanto atteso. Ovviamente, gli facciamo pervenire anche le nostre proposte per i settori maggiormente strategici, per i settori che possono modificare il quadro della città.

 

Anche essendo minoranza si può lavorare per il bene di Vasto, come facciamo da un anno e mezzo, da forza seria, costruttiva e responsabile, senza chiedere le dimissioni di nessuno, la rottamazione di nessuno. Se Lapenna vorrà ascoltare e agire, ne guadagnerà la città. “Adesso” è lo slogan di Renzi. “Vasto cambia” era il suo slogan. “Adesso Vasto cambia” potrebbe essere una sintesi felice. Ha ancora tre anni e mezzo per centrare l’obiettivo. Roma può attendere. A Roma non si guida. A Roma si alza soltanto la mano, anche se la ricompensa economica per alzare la mano, lo ammettiamo, non è affatto trascurabile.

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