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Industria-turismo e le considerazioni di un vastese fuori sede: 'Quante contraddizioni!'

Si vuole tutto e il contrario di tutto. Ma il destino di Vasto quale sarà?

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Ho scritto d'impeto scusate ma credo che in democrazia sottacere la propria opinione spesso assume le sembianze di reato morale.

 

Sono un vastese fuori sede, ho deciso di scrivervi per esprimere preoccupazione circa l'ambiguo sviluppo economico della nostra città relativo al tema “industria e turismo”. Ho sempre pensato che Vasto meritasse una strategia di sviluppo che superasse la cultura del falso compromesso. Cultura ben mimetizzata dietro parole come “subpartes” o “interesse comune”. Questa crisi politica ed economica sta dimostrando che l'ipocrisa non può più sedere sulle poltrone del potere ed una amministrazione deve avere il coraggio di operare delle scelte precise. La scarsità di risorse impone una chiara pianificazione decennale che valichi i confini elettorali e che renda realmente partecipi i cittadini alla vita pubblica. Negli ultimi giorni, durante una conferenza tenutasi nella sala congressi di un hotel, sono emerse enormi contraddizioni sullo sviluppo della nostra città. Al termine, per l'ennesima volta, nessuno ha inteso il destino di Vasto.

 

Saremo città turistica o industriale? Boh!!! Muà! Le ultime dichiarazioni di Lapenna sul tema “turismo ed industria” lasciano attoniti. Il sindaco, nel giro di poche settimane, si è detto favorevole al Parco Nazionale della Costa Teatina, ha auspicato investimenti dell'Eni sul nostro territorio (pozzi petroliferi, raffinazioni ecc.), vuole il potenziamento del porto ma anche il turismo naturalistico. Attende, inoltre, il nuovo ospedale ed il polo di ricerca della Val di Sangro (nel suo programma elettorale,invece, leggo dell'Università a Vasto). Ebbene, ad analizzare ad uno ad uno questi intenti non vi sarebbe nulla da eccepire ma a voler immaginare una linea di sviluppo complessiva c'è da rimanere sconcertati. Dall'altro lato vi è un opposizione che parla esclusivamente di “marketing del territorio in senso naturalistico” ma che non ha mai nascosto di intravedere nel Parco una minaccia allo “sviluppo”. Insomma nel panorama partitico troviamo esponenti che dichiarano tutto ed il contrario di tutto.


Sembra che nella gestione del territorio le idee chiare siano quelle dei diversi comitati cittadini nati in risposta a problemi reali: la centrale a biomasse, la sicurezza, il degrado del centro storico e delle periferie. Purtroppo le tante proposte sono state spesso screditate e ridicolarizzate con negazione del problema e con appelli alla moderazione, altra parola abusata dalla “cultura del falso compromesso”. Nell'intento di critica costruttiva, mi concedo un ultima personale opinione sulla pianificazione del territorio. Molti esprimevano dissenso sul Parco Nazionale per timori relativi “all'ingessamento della città”, oggi a distanza di pochi mesi si è verificato esattamente il contrario. E' la mancata individuazione di un'area industriale intercomunale tra Vasto, San Salvo e Cupello, chiaramente delimitata e dotata di infrastrutture a mettere a rischio quanto di buono gli imprenditori vastesi hanno fatto per il commercio ed il turismo. Il Parco Nazionale, esteso alla quasi totalità del territorio comunale, avrebbe consentito un più rapido sviluppo industriale e turistico ed avrebbe garantito la costruzione della variante della SS16 che, a mio avviso, avrà luce solo dopo la delocalizzazione dell'area industriale di Punta Penna.

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