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'Troppe coincidenze', storie di mafia e politica nel nuovo libro di Giuseppe Ayala

L'incontro con il magistrato organizzato dell'Università delle Tre Età nell'Aula Magna del Tribunale di Vasto

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Vito Schifani. Rocco Dicillo. Antonio Montinaro. Emanuela Loi. Agostino Catalano. Vincenzo Li Muli. Walter Eddie Cosina. Claudio Traina.

 

Nomi che spesso ai più non dicono niente, ma insieme a quelli di Giovanni Falcone e sua moglie, Francesca Morvillo, e Paolo Borsellino rappresentano alcuni tra i più alti esempi di dedizione al proprio dovere di uomini e donne dello Stato, morti anch'essi nell'interminabile lotta alla mafia. Anche a loro Giuseppe Ayala ha voluto dedicare un pensiero durante l'incontro di ieri pomeriggio organizzato dall'Università delle Tre Età presso l'Aula Magna del Tribunale di Vasto in occasione della presentazione del suo libro 'Troppe coincidenze', testo che ripercorre quegli anni di lotta al fianco di Falcone e Borsellino; anni attraversati da troppe e inquietanti 'invasioni di campo' tra mafia e politica.

 

Prima dell'intervento di Giuseppe Ayala, il saluto dei rappresentanti dell'Università, del sindaco Luciano Lapenna e del presidente dell'Ordine degli avvocati di Vasto Nicola Artese, i quali non hanno nascosto la soddisfazione per un incontro che ha regalato spunti di riflessione e non poche emozioni. "La ragione per cui ho scritto questo libro - ha spiegato Ayala - tutto sommato ha a che fare con il suo titolo, 'Troppe coincidenze': ho scelto di fare il magistrato e se tornassi indietro farei la stessa scelta, ma la mia storia professionale e quella di molti altri colleghi è legata all'esperienza fatta nel gruppo di lavoro con Falcone e Borsellino, in cui si è sperimentata una nuova metodologia nella lotta alla mafia". Metodologia che ha poi portato i risultati che conosciamo, con il primo maxi-processo. Ma la bella coincidenza che fa trovare il magistrato Ayala in un gruppo così importante per la lotta alla mafia, presto lascia il posto a coincidenze più inquietanti. Quella, per esempio, dell'attentato a Falcone nei giorni dell'elezione della Presidenza della Repubblica: "Dopo la mancata elezione di Forlani - ha ricordato il magistrato - si è fatta largo l'ipotesi Andreotti e a questo proposito è interessante notare quello che scrive Claudio Petruccioli nel suo libro 'Il rendiconto': Andreotti interpretava la strage di Capaci come un attacco diretto per sbarrargli la strada per il Quirinale". La candidatura di Andreotti, infatti, per una delle tante coincidenze che percorrono il libro, viene ritirata la sera stessa della strage di Capaci. E insieme a questa, tante altre coincidenze che tracciano un quadro inquietante di intrecci nebulosi che portano il magistrato Giuseppe Ayala a una tragica conclusione: "Noi non siamo stati fermati della mafia, siamo stati fermati dallo Stato", in riferimento alla fine del Pool Antimafia, sciolto da Antonino Meli, eletto al suo vertice al posto di Falcone dallo stesso Consiglio Superiore della Magistratura.

 

Al termine della presentazione, anche Mario Della Porta ha voluto salutare il collega della Corte d'Appella di L'Aquila, sottolineando che "quando un magistrato compie bene il proprio dovere, la sua idea politica non è di nessuna importanza".

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