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SCANDALO FIRA, IMPORTANTE FILONE VASTESE NELL'INDAGINE

a cura della redazione
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Uno dei filoni più importanti dello scandalo relativo alla Fira (finanziaria regionale abruzzese), che ha portato all'arresto di non pochi personaggi del mondo economico abruzzese passa per Vasto. Proprio dalla Procura vastese, infatti, sono arrivate ulteriori accuse al manager Giancarlo Masciarelli ed all'imprenditore lancianese Marco Picciotti, detenuti nel carcere di Pescara. Secondo l'accusa, rappresentata dall'azione del pubblico ministero Annarita Mantini, Masciarelli, Picciotti ed i loro più stretti collaboratori avrebbero tentato di far fallire il pastificio Delverde di Far San Martino per poi rivenderlo ad una società estera. La magistratura vastese, in questi ultimi mesi, ha seguito con attenzione lo scottante caso e la Mantini ha già provveduto a far notificare ai protagonisti di questa vicenda i mandati di arresto e gli avvisi di garanzia. Sul caso Fira, insomma, l'autentico ''scandalo giudiziario'' degli ultimi anni in Abruzzo, stanno agendo due Procure, quelle di Pescara e di Vasto. L'inchiesta vastese, dunque, fa riferimento al presunto complotto ordito per condurre al fallimento il pastificio Delverde. Un disegno che avrebbe avuto quale obiettivo quello di giungere ad impossessarsi non dell'industria ma del suo marchio, vero gioiello dell'azienda alimentare abruzzese. Un marchio dal valore inestimabile a livello internazionale, che avrebbe fatto gola a diversi gruppi industriali. Indagine che era partita nel 2005 a seguito della denuncia presentata proprio a Vasto - nell'ottobre del 2004 - da Francesco Tamma, titolare delle omonime industrie alimentari pugliesi dal 1991 azionista della Delverde. Tamma era stato il primo ad ipotizzare una ben delineata trama dietro al fallimento del pastificio, focalizzando l'attenzione su di una trattativa intercorsa, tra il 2003 ed il 2004, tra l'allora presidente della Fira Masciarelli e la Delverde. L'obiettivo degli azionisti era quello di ottenere un finanziamento di 15 milioni di euro che la Fira avrebbe dovuto concedere alla Delverde allo scopo di risanare la società che navigava in cattive acque. Ma Tamma, proprio in quella trattativa (che aveva condotto alla cessione delle azioni Delverde in possesso di Francesco Tamma, Maria Civita Di Cecco, Carmela Alimonti e altri alla lussemburghese Gesav attraverso la Starco srl, di Palombaro, facente capo all'imprenditore Marco Picciotti), qualcosa di poco chiaro. Secondo l'imprenditore pugliese, infatti, i soci, convinti di agire per il bene dell'azienda, sarebbero stati, invece, raggirati. Per condurre in porto l'operazione, la Fira aveva anche fatto entrare nel CdA Delverde un proprio delegato, Francesco Corazzini. In quello stesso periodo il CdA aveva approvato importanti documenti contabili relativi all'attivo patrimoniale della società. Ma poi la finanziaria regionale, anche sulla base di questi documenti, avrebbe giudicato troppo rischioso finanziare la Delverde decidendo di non erogare il finanziamento. Un epilogo non previsto dai soci e che avrebbe avuto effetti devastanti per il futuro della Delverde, prossima al fallimento. La vicenda Fira, fin qui, ha portato all'arresto di 11 persone, mentre altre 45 sono tuttora indagate, delle quali 34 sono state denunciate a piede libero. I reati contestati vanno dall'associazione a delinquere finalizzata alla truffa, al falso, alla malversazione di contributi pubblici, alla corruzione ed alla concussione.
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