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Debutta il nuovo contratto e via la Fiom dalla fabbrica: 'anno zero' per la Sevel

La componente Cgil non figura nelle rappresentanze aziendali dei lavoratori dopo 3 decenni

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Riaprono oggi i cancelli della Sevel. Ad attendere i 6.200 lavoratori dell'azienda di Atessa del gruppo Fiat, alle prese con un nuovo anno di catena di montaggio e di linee di produzione, c'è un nuovo contratto, una rivoluzione che modfica radicalmente le relazioni sindacali in Abruzzo e nel resto della penisola. Il 2012 sarà una sorta di 'anno zero' per la fabbrica del Ducato. Si riparte da oggi, dopo trent'anni di contrattazione di fabbrica e di contratto nazionale, con un documento nuovo e valido per 86mila lavoratori del Lingotto che non farà più distinzione tra Pomigliano, Mirafiori, Sevel e gli altri stabilimenti Fiat in Italia. Si riparte dal 2012 per riscrivere trent'anni di storia della fabbrica di contrada Saletti. E si riparte senza un pezzo delle rappresentanze sindacali che sono state falciate di 21 rsu rispetto alle 51 che c'erano fino al 31 dicembre appena trascorso. Mancano all'appello quelle di Fiom, Cisal e Cobas. Restano le sigle che hanno firmato le condizioni dell'ad Fiat Sergio Marchionne: Fim-Cisl (17 delegati), Uilm-Uil (8), Fismic (3) e Ugl (2). Non ci sono più le rsu, le rappresentanze sindacali unitarie votate dai lavoratori, ma le rsa, rappresentanze sindacali aziendali votate dalle segreterie e vincolate alla «clausola di responsabilità». La Sevel già da ieri sera, in ottemperanza alle direttive Fiat in campo nazionale, ha dichiarato di non accettare le 14 nomine della Fiom per le rsa. Di fatto la Fiom è da ieri ufficialmente fuori dai cancelli e dalle bacheche di fabbrica: finisce un'era. Per la Fiom, che ha annunciato future azioni di protesta (ancora da programmare) coinvolgendo istituzioni e territorio, è il cosiddetto «annus horribilis». Era il sindacato più forte all'interno dei cancelli della fabbrica del Ducato con picchi di 18 rsu. Ha contribuito a disegnare la storia e le conquiste dei lavoratori nello stabilimento che ha trasformato l'ex Valle della morte nel polo più produttivo d'Europa. «Il morale è sotto i tacchi», afferma Nicola Di Matteo, segretario regionale della Fiom-Cgil che parlò, il 28 novembre 1981, davanti al presidente della Repubblica, Sandro Pertini, e all'allora presidente della Fiat, Giovanni Agnelli, il giorno dell'inaugurazione della Sevel. «Agli operai e agli iscritti che mi chiedono cosa accadrà da domani in poi posso solo rispondere che mi batterò fino all'ultimo per cercare di cambiare questo stato di cose». La sfida che si apre per la Fiom è ora quella del referendum. E si presenta, con la raccolta di firme per abrogare il cosiddetto «contratto-vergogna», anche un compromesso storico: accettare o meno l'esito ci quel referendum significherà che la Fiom stessa, in caso di vittoria dei sì al contratto di Marchionne, dovrà cedere alla democrazia e alla scelta dei lavoratori. Intanto le altre sigle sindacali si preparano alla sfida del nuovo anno. La Sevel ha chiuso il 31 dicembre 2011 superando di qualche centinaio di unità l'obiettivo strategico dei 224mila furgoni per il 2011. L'anno è terminato con un record, unico in Italia nel 2011, di 11 turni di straordinario. «E abbiamo portato a casa, per la prima volta nella storia dello stabilimento, la specificità Sevel», dice Domenico Bologna, segretario provinciale Fim-Cisl. «Ora l'obiettivo è lavorare per cercare di portare più utili possibile da ridistribuire tra i lavoratori Sevel». Il premio straordinario Sevel ha fatto scuola. Il riconoscimento economico legato alla presenza in fabbrica e alla produttività è stato esteso anche a tutti gli altri stabilimenti del Lingotto. E per la Sevel c'è perfino un discorso a parte. Gli utili del 2012 li dovrà ridistribuire solo con gli operai di contrada Saletti e non con tutto il gruppo Fiat. Ma la produzione per il 2012 non è stata ancora comunicata. Voci ufficiose parlano della conferma dei numeri precedenti, ma è ancora tutto da definire per dopo l'Epifania, a direttivi sindacali e riunioni con il direttivo avvenuti. «Ci auguriamo un' ulteriore crescita», dice Nicola Manzi, segretario provinciale della Uilm-Uil. «Di certo c'è che, rispetto a tutto il settore metalmeccanico della provincia di Chieti, la Sevel è stata l'unica fabbrica che ha dato veri e chiari segnali di ripresa. Adesso ci sono da confermare e stabilizzare i 370 precari, che hanno avuto una proroga fino a fine gennaio, per tutti gli altri c'è invece la certezza economica e normativa di un nuovo contratto». «Ripartiamo con uno spirito propositivo», afferma Roberto Salvatore della Fismic, «nella speranza che l'andamento produttivo si consolidi. Non fa piacere che manchi un pezzo della rappresentanza sindacale, perché si tratta comunque di un pezzo importante, ma le responsabilità di questo stato di cose sono da ascrivere alla stessa Fiom che ha deciso di adottare il sistema del muro contro muro». «Si torna al ventennio fascista», conclude Marco Di Rocco, segretario provinciale Fiom, «quando si rendeva clandestina l'adesione a un sindacato che, al di là di tutto, è una libera scelta del lavoratore, e non una prerogativa della Fiat. Anche in Sevel, come nel resto delle fabbriche Fiat, si è deciso di imbavagliare la democrazia».
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