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DENSO: TRECENTO LAVORATORI A RISCHIO

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Trecentosessanta lavoratori sarebbero a rischio esuberi alla Denso di San Salvo. Lo si apprende da fonti sindacali, secondo le quali la dirigenza del colosso giapponese che produce componenti per auto nel sito di Piana Sant'Angelo a San Salvo si appresterebbe a varare, una drastica ''cura dimagrante'' volta ad operare tagli al personale per 360 addetti, passando dagli attuali 1.561 a 1.200 dipendenti entro il marzo del 2007. La direzione aziendale ha intanto proprio oggi illustrato alle organizzazioni sindacali, presso la sede di Vasto dell'Associazione Industriali, il proprio piano industriale triennale, per gli anni fiscali dal 2006 al 2008. Pareggio del bilancio nel 2006 e consolidamento dei risultati, con un obiettivo di crescita negli anni fiscali 2007-2008: il documento si può riassumere in queste due fasi. Per raggiungere il primo obiettivo, il colosso metalmeccanico giapponese parla chiaramente di ''ridurre il livello di organico dei lavoratori a tempo indeterminato a livelli adeguati ai volumi produttivi in diminuzione'', sia pure in un quadro di concertazione con i sindacati di categoria. Un passaggio, nel documento trasmesso alla stampa per analizzare determinati aspetti del nuovo piano industriale, che sembrerebbe confermare appieno tutte le preoccupazioni del sindacato riguardo alle prospettive del gruppo. Raggiunto il pareggio di bilancio, mancato nel corso del 2005 ''principlamente - si legge nella nota dell'azienda - per effetto della stagnazione del mercato automobilistico e dell'aumento del costo delle materie prime'', la Denso intraprenderà la seconda parte del cammino di rilancio, quello della crescita del fatturato da realizzare attraverso investimenti in nuovi prodotti ed aumento della competitività mediante il miglioramento continuo della qualità. La reazione del sindacato non s'è fatta attendere e già per la giornata di domani è stata proclamata un'ora di sciopero per ogni turno lavorativo con corteo interno. ''Il sindacato - è scritto in una nota - ritiene negativo il piano industriale perché‚ privo di progetti e di investimenti significativi. Rivendichiamo un piano industriale che preveda oltre alla sopravvivenza anche lo sviluppo della fabbrica. Non intendiamo sottrarci al confronto, ma riteniamo necessario mobilitare i lavoratori ed il territorio per contrastare le iniziative che tendono ad impoverire lo stabilimento''.
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