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Tariffe dell'acqua nel territorio fino al 2032: via libera agli aumenti tra le proteste

Le decisioni dell'assemblea dei sindaci della provincia di Chieti

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Mano al portafogli per il rincaro dell'acqua: l'assemblea dei sindaci della provincia ha approvato il Piano d'ambito 2010-2032, ossia la programmazione tecnica, economica e finanziaria del servizio idrico che prevede l'aumento del costo delle bollette in 92 comuni. Circa 30 euro annue per famiglia di 4 persone, per avere, a detta dei sindaci, fondi per fognature, depuratori e acquedotti. Un via libera arrivato nonostante le proteste del comitato Acqua bene comune, Wwf e Rifondazione Comunista che chiedevano il rinvio di un piano non concertato e che doveva abbassare le tariffe. Dopo un anno di scontri politici, assemblee a vuoto, un referendum sull'acqua e la riforma regionale degli enti d'ambito (Ato), i sindaci della provincia hanno approvato ieri il piano che regola la gestione del servizio idrico. Con 41 sì e 9 astensioni, il piano che prevede l'aumento tariffario da 1,25 euro al metro cubo a 1,31 euro, fino a raggiungere il picco di 1,73 euro nel 2023, è pronto per passare al vaglio della Regione. Le proteste dei comitati referendari, Rifondazione e Wwf, non sono servite. «E' una scelta irresponsabile», bolla il via libera Amanda De Menna, del comitato Acqua bene comune, «chiedevamo di rinviare l'approvazione di un paio di mesi per completare alcuni passaggi: la definizione della Vas nella pianificazione degli interventi, la riduzione delle tariffe del 7 per cento prevista dal referendum, la fusione delle due società del servizio idrico, Isi e Sasi». Più duro il Wwf, che preannuncia il ricorso al Tar contro la delibera approvata, dopo che il referente Acque Wwf Abruzzo, Augusto De Sanctis, aveva inviato una diffida ai sindaci a non approvare il piano. Ad dire sì al piano è stato anche il sindaco di Lanciano, Mario Pupillo. «L'astensione sarebbe stata legittima perché non si può convocare l'assemblea in due giorni, senza verificare la necessità della Vas, il rispetto delle leggi», ha detto Pupillo, «ma c'è bisogno di realizzare investimenti importanti». «Fondamentali», ha rimarcato Camillo Di Giuseppe, sindaco di Altino, «ci sono investimenti pronti su fogne, quasi 46 milioni, sui depuratori per 67 milioni, e acquedotti per 127 milioni, che attendono da dieci anni di essere realizzati. Ci sono comuni senza depuratori: sono fuorilegge». «Questa volta la politica è rimasta fuori dall'assemblea», ha commentato Gianni Di Rito (Udc), sindaco di Rocca San Giovanni. Antonio Tavani, in rappresentanza del Comune di Fara San Martino, è uscito al momento del voto assieme ad altri Comuni che hanno impugnato i bilanci Sasi, ossia Crecchio, Pizzoferrato e Monteferrante. «Siamo d'accordo con la gestione pubblica», ha detto Tavani, «ma il piano nasce viziato dalla mancanza degli ammortamenti nei bilanci Sasi e dalla decisione di rendere retroattivo l'aumento tariffario».
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