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Petrolio in mare, l'allarme lanciato da Goletta Verde

La barca di Legambiente ha navigato a largo delle coste adriatiche: una situazione davvero al limite

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La situazione è davvero al limite: l'attenzione per la petrolizzazione in mare rischia di trasformare l'Adriatico in una groviera. Stando, infatti, all'indagine condotta dalla Goletta Verde di Legambiente le attenzioni delle aziende energetiche internazionali riguardano soprattutto il canale di Sicilia e le coste dell'Abruzzo, del Molise, di Puglia e Marche. Sotto la lente è finito anche il progetto presentato dalla Petroceltic che prevede la realizzazione di un impianto di petrolizzazione a mare proprio di fronte alle isole Tremiti. Il che significa che questi progetti non prendono in considerazione neanche le coste che sono protette. Solo nell'ultimo anno, infatti, sono stati concessi 21 permessi di ricerca per un totale di 41.200 chilometri quadrati. Il mare non viene risparmiato: sono 25 i permessi di ricerca già rilasciati al 31 maggio 2011 al fine di estrarre idrocarburi dai fondali marini, per un totale di quasi 12mila kmq a mare, pari ad una superficie di poco inferiore alla regione Campania: 12 permessi riguardano il canale di Sicilia, 7 l’Adriatico settentrionale, 3 il mare tra Marche e Abruzzo, 2 in Puglia e 1 in Sardegna. Se ai permessi rilasciati, sommiamo anche le aree per cui sono state avanzate richieste per attività di ricerca petrolifera, l’area coinvolta diventa di 30mila kmq, una superficie più grande della regione siciliana. Nel dettaglio, le aree di mare oggetto di richiesta di ricerca sono 39: 21 nel canale di Sicilia, 8 tra Marche, Abruzzo e Molise, 7 sulla costa adriatica della Puglia, 2 nel golfo di Taranto, e 1 nell’Adriatico settentrionale.
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