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Il Faro, cuore e simbolo del porto di Punta Penna: la visita guidata

'Amici di Punta Aderci' in tour a 'lezione' da Biagio Santoro e Andrea Guida

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Una mattinata indimenticabile per le tante persone che hanno risposto all’invito dell’Associazione 'Amici di Punta Aderci', e anche un sogno finalmente realizzato per tanti vastesi, che sin da bambini hanno tanto desiderato salire in cima al Faro di Punta Penna. I visitatori hanno avuto due guide d’eccezione: il reggente Biagio Santoro e il collega Andrea Guida, personale civile alle dipendenze del Comando Zona Fari di Venezia. Molto particolareggiati e interessanti i dati tecnici forniti da Biagio Santoro, che ha calamitato l’attenzione dei presenti. La struttura che vediamo oggi, non è quella originale, iniziata a costruire nel 1909 ed entrata in funzione tre anni dopo, nel 1912, in quanto durante il secondo conflitto mondiale, nel 1944, essendo i fari obiettivi militari, i tedeschila minarono e la fecero saltare, ma solo la parte superiore, non il caseggiato. Il faro venne prontamente ricostruito, su disegno di Olindo Tarcione, e inaugurato il 2 maggio del 1948. L’intera struttura è formato dal caseggiato più il faro. Tutti i fari sono uno diverso dall’altro: esiste un elenco fari con le caratteristiche diurne e notturne. Per chi naviga, quando si avvicina a Vasto e nota le caratteristiche segnate sull’elenco, capisce che si trova a Punta Penna. Stesso discorso per la notte, tutti i lampeggi sono diversi: ad esempio quello di Vasto ha la sequenza 0,3+4,7 per un totale di 5 secondi. Il faro è alto 70 metri dalla strada e 84 metri sul livello medio mare. Per raggiungere la cima bisogna salire lungo 300 gradini a spirale. La lanterna è larga 3 metri (l’unico da 4 metri è quello di Genova, che è il più alto d’Italia) ed ha un’ottica rotante. La torre è realizzata in mattoni a doppia camera, questo perché, a causa del vento, il faro è soggetto a forti oscillazioni. Per la sua altezza e le sue caratteristiche, in caso di temporali, il faro si prende tutti i fulmini che cadono nel circondario. C’è una gabbia speciale per far scaricare i fulmini, ma capita spesso che i fulmini si propagano anche all’interno, come nel 1981, quando un fulmine ha scaricato tutta la sua potenza lungo tutti i cavi elettrici fino alle caldaie in basso, provocando lo scoppio dei rubinetti. Dalla cima del faro la vista è davvero straordinaria, apprezzabile anche con il cielo nuvoloso, anche se lascia l’amaro in bocca vedere le tante industrie e silos sparsi in prossimità della costa. Un doveroso ringraziamento a Biagio Santoro ed al suo collega, per la simpatia e le tante informazioni fornite, ma anche a Nunzia Salvatorelli, presidente dell’Associazione 'Amici di Punta Aderci', per aver organizzato questa giornata speciale che molti non dimenticheranno facilmente. FOTOSERVIZIO di PIERFRANCESCO NARDIZZI
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