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Concorso nazionale 'Libero Grassi': premiata Arianna Tascone del 'Mattei' di Vasto

'Lettera al caro estorsore'

a cura della redazione
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La giovane alunna Arianna Tascone (frequentante la classe 5a sezione B del Liceo Scientifico Tecnologico dell'Istituto di Istruzione Superiore "Enrico Mattei" di Vasto ha vinto il primo premio nell’ambito del concorso nazionale dedicato a Libero Grassi, l'imprenditore siciliano che ebbe il coraggio di opporsi alle richieste estorsive della mafia e per questo fu vilmente assassinato il 29 agosto 1991. La cerimonia di premiazione ha avuto luogo a Palermo, alla presenza della famiglia Grassi e di tante autorità. "In Sicilia, dove è stato offerto un viaggio premio a tutta la classe di Arianna - rimarca l'insegnante-giornalista Paola Cerella - abbiamo vissuto giorni indimenticabili, a contatto con Pina Grassi (la moglie di Libero), Felicetta Impastato (la cognata di Peppino) e con i sopravvissuti alla strage di Portella della Ginestra. Ai ragazzi è stata data la possibilità di effettuare una breve incursione nel nostro passato, fondamentale per comprendere l’importanza delle straordinarie esperienze che oggi sono rappresentate dalle cooperative che utilizzano a fini sociali i beni confiscati alla mafia e dalle iniziative di contrasto al racket. Di seguito la lettera di Arianna al 'caro estorsore', vincitrice del primo premio nazionale. "Caro estorsore, questa volta nella busta non ho messo le solite banconote, ma questa lettera che in banca non varrà di certo nulla, ma per me è più preziosa dell’oro. Ho perso il conto delle volte che sei entrato nel mio negozio, col tuo fare spavaldo e risoluto. I primi tempi mi spaventavo e tremavo tutta, da capo a piedi. Invece ora mi sono abituata alla tua presenza e mettere la quota nella busta è diventata routine, una semplice voce in più in bilancio. In televisione sento spesso parlare dei tuoi superiori, che vivono nei bunker o nelle immense ville abusive dai rubinetti d’oro. Sono disgustata dal racconto dei loro crimini, coi cadaveri ridotti a semplici numeri dal giornalista di turno. Mi sento lontana da quel mondo, come se non mi sfiorasse, felice della mia estraneità. Proprio ieri stavo contando i soldi da darti e per sbaglio mi sono tagliata con un foglio. Il sangue ha bagnato una delle banconote e io sono rimasta a fissarla a lungo. Era sangue mio, rosso acceso e lo vedevo contrastare col colore sbiadito dei cento euro. Un’immagine terribile, ma era solo la facciata di ciò che fino a quel momento era rimasto invisibile, nascosto nella filigrana. Tutte le banconote che ti ho dato finora erano apparentemente pulite, eppure nel momento stesso in cui entravano nella tua tasca si bagnavano di sangue. Non certo tuo, né mio. Era il sangue innocente di tutte quelle persone che si sono ribellate e hanno voluto credere nella giustizia. Per la prima volta in vita mia mi sono sentita spaventosamente vicina a quei boss che vedevo soltanto in televisione, ho visto finalmente il contatto che mi lega a loro. Sei proprio tu quel maledetto contatto, che fa di me una vittima complice. Mentre ti scrivo penso alla mia auto che, probabilmente, diventerà presto un cumulo di cenere, o al mio bel negozio in piazza, che potrebbe fare la stessa fine. La cosa buffa è che devo ancora finire di pagarli, eppure posso accettare di privarmene. Invece non posso fare a meno della mia coscienza, perché è con essa che mi addormento la sera e al mattino è al mio fianco davanti allo specchio. Ho paura che diventi ogni giorno più debole e che, alla fine, andrà ad ingrossare le già affollate fila dell’omertà. Quando leggerai queste righe i carabinieri saranno già pronti con le manette da metterti ai polsi. Sono sicura che neppure in quel momento abbandonerai la tua spavalderia e che molte persone grideranno la tua innocenza mentre sarai tenuto da due agenti col passamontagna. Da quel momento la mia vita sarà in pericolo e certo non sono tranquilla, anzi. Molti mi daranno della fessa illusa, altri addirittura della traditrice. A pensarci, la paura mi sale lungo la colonna vertebrale, come un brivido freddo e ho tanta voglia di stracciare questo foglio. Mi ripeto che forse sono soltanto una goccia nell’oceano, ma qualcuno ha detto che senza di essa l’oceano sarebbe più piccolo. Aveva proprio ragione e io non voglio che la mia piccola e insignificante goccia si sporchi con la polvere da sparo e il sangue. Quando tu passerai la tua prima nottata in prigione, io andrò ad aprire il mio negozio e mi guarderò alla vetrina. Sul mio volto ci sarà il sorriso e sai perché? Perché, per la prima volta, con me entrerà la mia coscienza, l’ho tenuta fuori per troppo tempo".
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