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IL RICORDO DI FLORINDO RITUCCI CHINNI, UN SINDACO DI VASTO 'DAL MULTIFORME INGEGNO'

Il 12 gennaio 1955 moriva all'età di 68 anni

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Il 12 gennaio del 1955, all’età di 68 anni, ci lasciava Florindo Ritucci Chinni, apprezzato politico, musicista, compositore e pittore. Quando ci troviamo davanti a questi uomini, che hanno dato tanto per la crescita della nostra città, è un piacere, oltre che un dovere, ricordarli. “Egli è maestro che non si dimentica - scriveva Vittorio Giovine dopo la morte di Ritucci-Chinni - anche e soprattutto perché, prima degli onori, ebbe il privilegio di una evidente superiorità, che molti possiamo testimoniare da quando, poco più che adolescente, seppe mostrare a tutti come intender si deve la vita e come poterla ingentilire, sì che gli innumerevoli amici e discepoli che hanno avuto la fortuna di avvicinarlo, ne han tratto largo insegnamento, del quale anche noi, i più anziani, siamo sempre fieri e orgogliosi. Ecco, Signore, il patrimonio che Egli lascia, più grande di qualsiasi ricchezza. Ed è questo il più bel monumento che ne perpetua il ricordo ai vastesi che sono e a quelli che verranno”. Numerose solo le realizzazioni durante la sua attività di amministratore. Ricoprì la carica di sindaco dal 1921 al 1923 e nel dopoguerra, dal 1946 al 1955, anno della sua morte. Breve e travagliato il primo mandato, durato solo diciotto mesi, per il repentino cambio dello scenario politico a livello nazionale. Il locale Direttorio Fascista, infatti, inviò all’Amministrazione comunale “categorica intimazione a voler senza indugio rassegnare le dimissioni in omaggio al mutato spirito dei tempi, riplasmato ai postulati del P. N. F. (Partito Nazionale Fascista)”. Il Consiglio comunale, convocato d’urgenza deliberò all’unanimità di respingere l’intimazione ricevuta. “Appellandoci al rispetto delle civiche libertà - scrisse il sindaco nel 1923 - inviammo a S.E. il presidente del Consiglio on. Mussolini copia del nostro ordine del giorno esponendo dettagliatamente le ragioni che ci avevano indotti a proseguire sereni nella nostra linea di condotta, fiduciosi che il potere centrale ci avrebbe sorretti...”. Il Governo centrale rispose inviando a Vasto un ispettore per compiere un’inchiesta. Attivista della Croce Rossa Italiana, fu avversato politicamente e partì per l’Africa per sfuggire al confino politico. Tornato a Vasto nel dopoguerra, dopo essere stato prigioniero degli inglesi, si rituffò in politica tra le file della Democrazia Cristiana, prendendo in mano le redini della città. Tante le opere da lui realizzate per il solo bene della comunità e per offrire una città più vivibile con una particolare attenzione alle scuole e all’ospedale. Così lo ricordava Giuseppe Pietrocola: “Rivedo in don Florindo l’ultimo vastese dell’Ottocento che ho conosciuto, gentiluomo di carattere, cordiale di tratto, dall’eloquio fiorita e classicheggiante; con l’animo sempre aperto a tutte le manifestazioni della bellezza e dell’arte”. Florindo Ritucci Chinni era un vero gentiluomo stimato e apprezzato. Un uomo dalle mille risorse e attività, che riusciva a gestirle tutte insieme come un direttore d’orchestra dirige i suoi musicisti. Lucio Martella in 'Immagini di Vasto – Vastophil ‘87', così riassumeva la figura del politico vastese: “È un poeta, un musicista, a volte un librettista, uno scenografo, un coreografo, un pittore. Un pittore anche; ma un pittore che sa alternare i pennelli e le composizioni musicali, sa trovare il tempo per i suoi uffici legali e le cure dell’insegnamento; e, a un tratto, si organizza una Mostra, uno spettacolo teatrale, una Sagra di canzoni”. Tutto questo era Florindo Ritucci Chinni.
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