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RADIOTERAPIA IN TILT E CURE A SINGHIOZZO ALL'OSPEDALE DI CHIETI: IL CALVARIO DI UNA DONNA DI VASTO

Guasti continui e difficoltà che colpiscono e segnano duramente

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Deve curarsi con la radioterapia per un tumore al seno. La profilassi impone sei settimane consecutive di applicazioni ma il macchinario si rompe a giorni alterni, gettando nello sconforto sia lei che i suoi familiari. Sconfiggere un tumore è una battaglia che richiede forza e sofferenza, e nel caso di questa signora di 65 anni, residente a Vasto, ci sono entrambe. L'operazione agli inizi di febbraio nel centro di riferimento regionale di Ortona, i cicli di chemioterapia, «due mesi e mezzo di dolore, mia moglie non riusciva nemmeno a stare in piedi», e poi finalmente si intravede la fine del tunnel. E' il momento della radioterapia, da fare nell'omonimo reparto dell'ospedale Santissima Annunziata di Chieti, uno dei pochi centri in Abruzzo e dintorni dove si effettua questo trattamento. «Ci hanno detto che bisognava cominciarla entro tre mesi dalla fine della chemio», racconta il marito della signora, «e così abbiamo subito iniziato a cercare di prendere appuntamento per le visite preliminari. Ma non arrivavano mai. Dopo continui solleciti ce l'abbiamo fatta, e anche se eravamo un po' fuori dai limiti di tempo consigliati, ci siamo sentiti sollevati». Ancora una volta il peggio sembra essere passato e il 7 settembre la donna si sottopone alla prima applicazione di radioterapia, effettuata con l'acceleratore lineare. Un apparecchio che permette di modulare i fasci di radiazione sui volumi tumorali con grande precisione e con il conseguente risparmio dei tessuti sani circostanti. Un viaggio di un'ora, tutti i giorni. Sono ottanta i chilometri che separano Vasto da Chieti, percorsi con la voglia di vivere. «Ma il secondo giorno ci dicono che il macchinario è rotto». E' l'8 settembre e i coniugi vengono avvertiti per telefono da un operatore dell'ospedale. Il 9 e il 10 la terapia si può fare. Poi l'interruzione di sabato e domenica e il lunedì successivo si ricomincia, ma il martedì la strumentazione è di nuovo rotta. Il 15 funziona e la signora può curarsi. Il 16 è rotta. Il 17 è un giorno positivo, è di nuovo attiva. Sabato e domenica c'è la normale interruzione. «Ma da lunedì è rotta di nuovo, e questa volta non ci hanno neanche avvisati e per due giorni abbiamo fatto viaggi a vuoto, andata e ritorno». «Prima di iniziare la terapia i medici ci avevano detto che il ciclo di sei settimane non doveva essere assolutamente interrotto, ora ci rassicurano "non importa, è solo una profilassi". Mia moglie è esaurita, piange, e loro continuano a dirci che deve arrivare un tecnico dalla Germania per riparare il guasto. Ci sentiamo presi in giro». Il marito della signora si è rivolto anche ad associazioni di settore perché intervengano. E' lui che spinge la moglie a sperare. Non vuole più sentirle dire la frase più ricorrente: «Hanno rubato tutti i soldi e io morirò per questo».
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