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QUALCHE LUCCIOLA NELLA GENERAZIONE DI FACEBOOK?

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La generazione del 2000 è la generazione di Facebook, su questo non ci sono dubbi. Gli utenti attivi sul celebre social network (ideato da Mark Zuckerberg e lanciato sul web nel febbraio del 2004), secondo una stima del New York Times effettuata a gennaio 2010, sono circa 500 milioni in tutto il mondo, una massa comprendente ogni fascia di età, dai più piccoli ai più grandi. Ciò che sta emergendo sempre più frequentemente è un utilizzo di Facebook (soprattutto da parte dei giovani) caratterizzato da un voler rendere pubblici stati d’animo, esperienze riguardanti momenti profondamente privati della vita della persona. Un desiderio incontrollabile di sbandierare ai quattro venti ciò che si fa e ciò che si prova, con il risultato che anche chi non è interessato a saperlo è risucchiato in questo vortice di “pubblicizzazione” del privato. Per carità essere espansivi è una qualità, ma questo voler per forza “concedere” se stessi al mondo del web è, a mio avviso, più una moda che un bisogno. La grandezza di certe esperienze e di certe emozioni( sia positive che negative) consiste proprio nel fatto che siamo noi a viverle, condividerle con il prossimo, senza distinzioni tra intimi e non, comporta una perdita della loro singolarità. La tutela della sfera privata è dunque uno strumento di difesa nei confronti della persona, che è troppo preziosa perché venga “pubblicizzata” come una vera e propria merce. Questa degenerazione forse non era stata prevista da Zuckerberg, resta il fatto che una sostanziale rivisitazione del sistema e un utilizzo maggiormente coscienzioso del popolo on the net sembra auspicabile. Sperando che torni presto il tempo delle lucciole…
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