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SULLA SPIAGGIA DI VASTO MARINA COME TRA I CORRIDOI DI UN SUPERMERCATO CON MERCE ESPOSTA E PROPOSTE DI OGNI TIPO

Tra annunci di 'tolleranza zero' all'abusivismo e esigenze di 'regolarizzazione'

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Passeggiando per la spiaggia in questi giorni, sembra di percorrere i corridoi di un supermercato. Magliette, completini, accappatoi, borse, bigiotteria, occhiali, cocco, granite, pizzette, quadri, costumi da bagno, dischi, arredi etnici, cappelli, pantaloni, giochini da spiaggia, canotti e tanto altro in vendita, esposto su veri e propri stand che occupano ampie aree di arenile. Il sevizio è fornito da gentili, allegri e variopinti venditori di varie etnie. Senegalesi, Marocchini, Italiani, Rumeni, Indiani, Pachistani, Cinesi, Sudamericani e così via. Con i colori ed i rumori delle loro mercanzie e dei loro “richiami”, distraggono ed incuriosiscono “l’annoiato” bagnante che passeggia sulla riva o è disteso al sole. I “buonisti” dicono: “Lasciamoli campare!”. I commercianti regolari dicono: “... e noi paghiamo le tasse!”. Alcuni sono “infastiditi” dalla presenza di questi venditori, altri invece ne sono compiaciuti. Io, spesso, soffro nel vedere “persone” percorrere chilometri di spiaggia portando tutto quel peso sulle spalle, sotto il sole “cocente”. Ancora di più, soffro nel pensare a cosa succederebbe se, per un improvviso controllo, gli venisse sequestrata la merce. Si era detto: “Lotta all’abusivismo, tolleranza zero”. Ecco, puntuale, il risultato: Ognuno fa il comodo suo. Perché allora non “regolarizzare” questi venditori? Magari assegnando loro delle aree, oppure definendo orari o quantomeno predisponendo controlli adeguati per metterli in condizione conforme alla legge. E ai furbi? ... “mazzate” (figurativamente). Insomma, dettiamo norme. Quelle stesse norme che valgono per i commercianti autorizzati. L’assessore al Commercio che fa, dorme? Sarebbe meglio dire “continua a dormire” visto che questo problema si ripropone ormai da anni. Al presente però il “problema” mostra una forte espansione e sarebbe il caso di correre ai ripari prima che sia troppo tardi.
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