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MONITI 'FORTI' DEL VESCOVO SU ESPANSIONE EDILIZIA 'ESAGERATA' E TURISMO POCO COMPETITIVO IN CITTà: I PRIMI COMMENTI

Interventi degli esponenti di Rifondazione Acerbo e Marra e dell'ex assessore D'Adamo

a cura della redazione
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Primi commenti ai moniti 'forti', lanciati dall'arcivescovo di Chieti-Vasto, monsignor Bruno Forte, in occasione dell'incontro nell'aula consiliare di palazzo di città a Vasto con amministratori comunali e dipendenti nell'ambito della visita pastorale, che si conclude questa mattina, alla comunità parrocchiale di San Giuseppe. Forte, in un intervento incisivo, ha esposto i suoi dubbi e sollecitato interrogativi sull'espansione edilizia vertiginosa registrata a Vasto negli ultimi anni, sulla 'poca competitività' a livello turistico della città (soprattutto per i prezzi alti) e sulle politiche giovanili insufficienti. Sulle parole del vescovo, soprattutto nella parte in cui ha affrontato la questione edilizia, intervengono il consigliere regionale Maurizio Acerbo e l'assessore Marco Marra di Rifondazione Comunista. "Leggere le parole dell'arcivescovo Forte contro la cementificazione è stata per noi una boccata di ossigeno - si legge in una loro nota - Di solito siamo accusati di estremismo o ideologia quando poniamo il problema di contrastare l'espansione a macchia d'olio della cementificazione e rivendichiamo il diritto dela comunità a città vivibili. Il mattone da troppi anni è diventato l'idolo che gli amministratori venerano con più passione. Purtroppo in gran parte dell'Abruzzo, e non solo a Vasto, incultura, affarismo e clientele hanno spinto le amministrazioni a estendere sempre più le previsioni edificatorie. In tutto l'Abruzzo c'è un immenso patrimonio di case sfitte eppure si continua a cementificare e costruire. Soltanto la crisi ha frenato un pochino l'irrefrenabile pressione dei costruttori al consumo di suolo. Tutto questo non giova né alla vivibilità delle città né a uno sviluppo equilibrato del territorio che valorizzi le sue potenzialità turistiche". La colpa di questo? Non è nostra, sottolineano da Rifondazione. "Lo sviluppo edilizio che suscitato il disappunto dell'arcivescovo non è opera dell'attuale amministrazione, ma degli strumenti urbanistici risalenti all'amministrazione di centrodestra Tagliente. Va ricordato che l'attuale amministrazione di centrosinistra ha comunque provveduto ad una modifica radicale e restrittiva delle norme tecniche del Prg, oltre che a porre un vincolo edificatorio lungo tutto il tratto costiero ad est del tracciato ferroviario. Dobbiamo constatare comunque che è indispensabile, come passo politico successivo, modificare in toto l'attuale Prg. Anche perché la crescita del patrimonio edilizio da tempo ha smesso di avere una funzione sociale. Come scrive un grande urbanista italiano: più case si costruiscono e meno ce ne sono per chi ne ha bisogno. Infatti oggi la domanda abitativa riguarda fasce di popolazione che hanno difficoltà a contrarre mutui per l'acquisto della prima casa (per esempio i giovani precari) mentre da troppo tempo Stato e Regione non investono nell'edilizia residenziale pubblica. Speriamo che le sagge parole dell'arcivescovo aiutino il centrosinistra vastese a dare maggiore impulso a una svolta urbanistica e che rappresentino un'occasione di riflessione per tutta la politica abruzzese". Dice Francescopaolo D'Adamo, architetto ed ex assessore in quota Italia dei Valori oggi aderente ad Alleanza per Vasto. "E come si fa a contraddire quello che dice monsignor Bruno Forte? La descrizione che tutti fanno del nostro 'paesello' è esattamente quella che Padre Bruno ha esposto nella sala del Consiglio comunale. Sua Eccellenza, acuto osservatore, ha potuto e saputo estrapolare, tra le tante problematiche, le tre più evidenti e facili da evidenziare. L’edilizia non rispettosa del territorio (chiamiamola speculazione edilizia), la situazione giovanile e l’accoglienza turistica. Bene ha fatto l’arcivescovo a ribadire queste tematiche che ormai sono sfruttate demagogicamente da tutte le forze politiche. Ma se l’organismo amministrativo è in potere delle 'camarille' e delle nullità, a chi sono rivolti i suoi 'richiami'? L’abitudine ad investire sul mattone. Da ragazzo, osservavo dalla Loggia la collina su cui poggia il paese, non oso “più” dire città, digradare dolcemente al mare, ricoperta di ulivi e di ortaggi e vedevo giù il mare e la curva fino a Termoli a ricordare quella di Posillipo. Ora dallo stesso luogo vedo solo case e costruzioni di ogni tipo. Non ultimi il porticciolo turistico di San Salvo e le barriere frangi flutto che 'proteggono' la spiaggia ma che disturbano la visuale naturale dei luoghi. Presto, speriamo di no, avremo anche delle alte torri nel mare. Ci stiamo abituando al brutto. Nessuno si pone problemi. La situazione giovanile. (La vogliamo chiamare insoddisfazione? Accidia?) Vasto ha sempre mandato via i suoi figli. Prima a cercare il 'pane' che scarseggiava, ora a cercare quel qualcosa che una piccola cittadina non può offrire. Sua Eccellenza dice: "Cosa si offre ai nostri ragazzi in termini di luoghi di aggregazione, strutture sportive aperte e occasioni di crescita e di confronto?” Io chiedo: ma è 'solo' questo quello che i giovani vogliono? Qualcuno ha mai provato ad ascoltarli attentamente o quantomeno ad ascoltarli? Confronto con chi e su cosa? Infine l’accoglienza turistica. Fino a qualche tempo fa si diceva: “... se non viene qualche intraprendente straniero a sfruttare quelle ricchezze che i nativi sdegnano". Ora invece il 'monopolio' mentale non permette a chi ha idee di svilupparle e concretizzarle. I bulimici della ricchezza trovano terreno fertile in un luogo dove l’apertura mentale non esiste. Certo di questo stato di cose non tutta la colpa può ricadere sugli amministratori (passati o presenti). Ho letto da qualche parte che questi ultimi sono assaliti da indolenze, trascuratezze, “ingiustificate” bonomie, tuttavia per cercare di svecchiare questo mondo, sospingerlo, premerlo verso la “modernità”, non bastano le parole di Sua Eccellenza Bruno Forte. Noi cittadini, ci faremo “sentire” una buona volta? E’ da sperarlo più che da crederlo".
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