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TAVOLO POLITICO, LEADERSHIP CONDIVISA E PROGETTO LUNGIMIRANTE: I TRE PROBLEMI DEL CENTRODESTRA VASTESE

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Passata l’indigestione da campagna elettorale e da talk show post elettorali è iniziata, anche a Vasto, la campagna che ci porterà, nella primavera 2011, a scegliere il nuovo sindaco e la nuova Amministrazione comunale. Sino adesso una campagna basata sull’aria fritta, ma che, con tutta probabilità, si accenderà non appena definiti nomi ed alleanze. Ma partiamo dal centrodestra, anche perché parlare del centrosinistra, attualmente, sarebbe un po’ come "sparare sulla croce rossa". Il centrodestra, dunque, vive una fase molto critica in città, i problemi sono molti, forse troppi, ma credo sia comunque utile individuare alcuni degli ostacoli che separano, almeno per il momento, questa componente politica dalla vittoria alle prossime comunali del 2011. La prima problematica è la mancanza di un tavolo politico, il famoso luogo in cui sedersi e confrontarsi, parlare, approvare, scontrarsi, e se necessario contarsi e mettere ai voti. Il tavolo politico è l’essenza stessa della politica, è il luogo dove le minoranze possono diventare maggioranze e viceversa, dove nascono le strategie e dove si condividono le scelte. A Vasto questo tavolo politico manca del tutto, infatti, il centrodestra (mi riferisco a tutte le sue componenti presenti in Consiglio comunale) si riunisce in plenaria solo e soltanto per le riunioni di pre-consiglio, e giammai per tracciare un percorso comune di ampio respiro. Se qualcuno può smentirmi lo faccia. Nei fatti il centrodestra, nelle sue diverse ed eterogenee componenti, naviga a vista, senza una strategia comune ne tanto meno una leadership condivisa, e qui veniamo al secondo problema, la leadership appunto. Negli uomini il centrodestra vastese non può di certo dirsi avaro di leader, se ne contano diversi con caratteristiche a volte diametralmente opposte, ma i leader si scelgono sempre e non si impongono mai, infatti, ogni volta che un leader si è imposto, senza cercare la mediazione, ha perso, prova ne sia la tornata elettorale comunale del 2006. Un leader deve essere autorevole e non autoritario, deve essere promotore di una politica inclusiva e non certamente esclusiva, deve fare sintesi piuttosto che imporre idee e prospettive, deve essere chiaro e non fumoso, deve premiare i meriti e non gli amici e i parenti. Se il leader fosse scelto dal famoso tavolo politico, che attualmente non esiste, le sue caratteristiche sarebbero più o meno queste. Ma la mancanza di un leader condiviso rende del tutto probabile la prospettiva che il candidato sindaco sia imposto dalla segreteria regionale del Pdl, è noto, infatti, che le segreterie regionali hanno un potere inversamente proporzionale all’unità politica delle segreterie locali, ovvero, più il centrodestra a Vasto è diviso maggiore è il peso della segreteria regionale nella scelta del candidato sindaco, dove a contare saranno, purtroppo, gli intrallazzi personali più che i meriti e le prospettive. Le prospettive, appunto, e qui tocchiamo il terzo ed ultimo problema del centrodestra vastese. Quale interesse può avere un potenziale leader e/o candidato sindaco del centrodestra a lavorare su programmi, sintesi politiche, mediazioni, riunioni e via dicendo se la scelta sarà del tutto indipendente da queste cose? Mi spiego: se sono amico personale del segretario regionale o del potente di turno in quota al Pdl, perché mai dovrei sbattermi ad elaborare un progetto amministrativo se mi basta la sua benedizione (politica s’intende) a farmi essere leader? Ecco spiegata l’attuale penuria, per non dire mancanza totale, di un progetto amministrativo concreto e spendibile, che il centro destra poteva benissimo elaborare nei quattro anni appena trascorsi all’opposizione. Insomma, la mancanza di un tavolo politico, di una leadership condivisa, di un progetto lungimirante, questi sono i problemi che il Pdl vastese deve affrontare, e risolvere il prima possibile, se vuole sperare di vincere le elezioni del 2011.
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