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TRA DUE ALI DI FOLLA LA TRADIZIONALE PROCESSIONE DELLA SACRA SPINA A VASTO DOPO LA SOLENNE CELEBRAZIONE A SANTA MARIA MAGGIORE

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Anche ieri sera, come ogni anno, si è ripetuto il “miracolo” della Sacra Spina, non tanto per la fioritura della Spina, che avviene tra l’ora sesta e l’ora nona del Venerdì Santo, quanto per la tantissima gente assiepata in chiesa e lungo le strade, che ancora oggi, dopo cinquecento anni, mantiene viva questa festa, questa tradizione e la grande devozione verso la Sacra Reliquia. E forte è anche l’emozione che si prova quando il canto dell’Ave Spina riecheggia in tutta la sua potenza e struggente solennità tra le mura della Chiesa di Santa Maria Maggiore: "Ave Spina, quae cospersa / Es Divino Sanguine; / Quaeque ex dumis es conversa / In Diadema Domini: / Te precamur, ut adversa / Cuncta a nobis abigas". Dopo la Quintena di preparazione alla festa, iniziata domenica a sera con le riflessioni di monsignor Decio D’Angelo, monsignor Pietro Santoro, vescovo di Avezzano, monsignor Giancarlo Maria Brigantini, arcivescovo di Campobasso-Bojano, monsignor Edoardo Menichelli, arcivescovo di Ancona-Osimo e don Antonio Bevilacqua, ieri la Messa solenne è stata presieduta da monsignor Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto, con il parroco di Santa Maria Maggiore don Andrea Sciascia e gran parte del clero vastese. Ma la novità di quest’anno è stata la presenza di tante confraternite: oltre alle vastesi erano presenti quelle di Casalanguida, Agnone, Marina di San Vito, Castelfrentano, Atessa, Francavilla al Mare e quella del Santissimo Sacramento di Fossa. Un saluto particolare, prima dell’inizio della Santa Messa, è andato proprio a quest’ultima confraternita proveniente da uno dei paesi più duramente colpiti dal sisma del 6 aprile scorso. Intensa come sempre l’omelia del vescovo Bruno Forte che ha messo in relazione il roveto ardente di Mosè e la corona di spine di Gesù: “Mentre meditavo sulla corona di spine, mi sono accorto che c’è una relazione fra la corona di spine di Gesù e il roveto ardente di Mosè. Mentre Mosè sta pascolando su monte Sinai, vede un cespuglio di spine, appunto il roveto, che arde e non si consuma. E Gesù è il nuovo roveto ardente che arde e non si consuma”. Alla fine dell’omelia monsignor Forte ha rivolto un breve cenno alla campagna mediatica che sta investendo in questi giorni la chiesa e che ha prodotto una ondata di accuse e giudizi negativi nei confronti del Papa e dei vescovi. Al termine della Santa Messa la lunga processione si è snodata tra le vie del centro storico, attraverso due ali di folla.
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