Dall'agronomo Luigi Cinquina di Vasto riceviamo e pubblichiamo. "Nei giorni scorsi ho parcheggiato l’auto in via San Michele e, alzando la testa, ho visto che era appena stata praticata la potatura degli alberi lungo la strada. Son rimasto sorpreso, ma non più di tanto, per la celerità quanto inopportunità del tipo di intervento a carico della specie osservata: sono ormai 20 anni che a più riprese, sin dai tempi della militanza nel WWF in qualità di agronomo, botanico ma soprattutto di appassionato, che ho tentato di dare agli amministratori che si sono succeduti alla guida della nostra città le indicazioni di base della potatura del verde cittadino ma, ancora una volta, il consiglio gratuito, professionale, qualificato, è stato puntualmente ignorato.
Le piante ornamentali hanno una loro funzione specifica, come dice la definizione stessa: sono di abbellimento, per la chioma, le foglie, il portamento, la fioritura, la corteccia... apprezzate per la loro funzione di decoro e le condizioni ambientali cittadine sono, come si immagina, avverse per un loro naturale ciclo vegetativo. Gas di scarico delle auto, spazi ridotti per lo sviluppo di radici e chiome, luci artificiali, cemento e tubazioni sotterranee alterano le condizioni ambientali e chimiche di substrato, aria e acqua, per cui queste considerazioni già dovrebbero essere sufficienti per avere il massimo rispetto del verde pubblico, perché conoscere le caratteristiche botaniche e fisiologiche delle essenze che dimorano in città dovrebbero far pensare prima di agire...
Ma il problema a Vasto è proprio questo: non essendoci nessuna indicazione tecnica qualificata, nessuna programmazione delle tipologie di intervento, nessun corso di formazione e di aggiornamento per il personale impiegato a tale scopo, si assiste a periodiche “manutenzioni” effettuate in tempi e modi sbagliati che portano ad un danno estetico ma anche fisiologico della pianta, chiamata a ricostituire puntualmente ed interamente la chioma che cresce però in maniera scorretta, come impazzita, proprio perché vengono alterati e annientati quei meccanismi di controllo nella crescita dei rami (dominanza apicale) regolati da sostanze chimiche prodotte allo scopo dalle stesse piante e sulle quali non è il caso di soffermarsi. Quello che mi preme sottolineare è che il danno estetico e fisiologico a carico delle piante si riflette anche in un danno economico, perché annualmente si effettuano le stesse procedure per correggere gli stessi errori, oltre ad avere un danno per la collettività, che non riesce ad apprezzare il bello che trasmette l’ornamentale. La specie in questione, un Susino da fiore, il cui nome scientifico è Prunus cerasifera pissardii nigra, è un alberello a foglia caduca, ornamentale perché ad inizio primavera si copre completamente di piccoli fiorellini rosa, diametro circa 2,5–3 cm., prima dell’emissione delle foglie, che sono rosse.
Ripulire completamente il tronco delle ramificazioni che daranno la fioritura nella prossima primavera, significa annullare il valore ornamentale di questa specie, oltre ad apportare danni fisiologici conseguenti a squilibri ormonali all’interno della pianta che, in parole semplici, non ha più un apice, se vogliamo una testa, che regolamenta lo sviluppo di tutta la chioma, per cui si assiste ad uno sviluppo anomalo di nuova vegetazione, che non rispetta più un tipo di gerarchia gestita dall’apice della branca capitozzata. Il Prunus pissardii è comune a Vasto e presente anche in via Platone, via Alfieri, via De Gasperi, via D’Annunzio, al parco del Muro delle Lame e in altri siti.
Al Comune di Vasto non c’è una figura specifica che abbia conoscenze tecniche botaniche, né forse interessa averla, tanto di qualità dell’ambiente ci si riempie la bocca quando si parla della spiaggia di Punta Penna e della Riserva di Punta Aderci, per le quali non si sa più cosa inventare e cosa aggiungere e si rimane completamente indifferenti quando si continua ad assistere a scempi perpetuati sul verde pubblico cittadino. In ultimo, solo come accenno, il discorso della pista ciclabile sulla spiaggia: non ci vuole un professionista del settore, per giungere alla ovvia conclusione che una pista ciclabile, sulle dune, verrebbe ricoperta dalla sabbia al primo vento... A questo proposito, il prof. Gianfranco Pirone, botanico dell’Università dell’Aquila, affermò con una felice definizione ormai anni addietro: “Le dune sono come eserciti inquieti di particelle in continuo, perenne movimento”; ma il parere di un tecnico del settore, sia per la più giusta ubicazione della pista ciclabile così come per la corretta potatura degli alberi cittadini (Prunus, Tigli, Platani, Ippocastani, Aceri, ecc.), ai nostri amministratori poco importa".