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Nuovi dati su Punta Penna, l'analisi dell'associazione Porta Nuova

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Nuovi dati, di cui alcuni in realtà non sono affatto nuovi, ma tutti di certo sconosciuti ai più. La situazione ambientale di Punta Penna presenta, com’è noto, tanti lati oscuri.

Crediamo che una maggiore informazione sia una questione di pubblico interesse.

La falda.

1. I siti delle società Puccioni spa ed Eco Fox srl, situati entrambi in località Punta Penna di Vasto, in via Osca, sono inseriti nell’elenco dei siti potenzialmente contaminati allegato alla Delibera di Giunta Regionale n. 1033 del 28 dicembre 2018. Vi figuravano già nelle versioni del 2016 e del 2014.

Per la Eco Fox srl, dopo una lunga e macchinosa opera di accesso agli atti, superata la formale opposizione dell’azienda, siamo anche in grado di indicare le sostanze per le quali i valori riscontrati nelle analisi di prova delle acque sotterranee superano le cosiddette concentrazioni soglia di contaminazione (CSC). Sono: arsenico, ferro, idrocarburi totali, nitriti, manganese (fino a 80 volte il limite).

Per la Puccioni spa non abbiamo i dati, giacché l’ARTA ci ha rimandato al Comune, ma il Comune non si è ancora curato di acquisirli.

2. Poco male, perché la sostanza resta. E la sostanza è che il Comune di Vasto, a seguito della predisposizione degli elenchi, e dunque già (almeno) dal lontano marzo 2014 avrebbe dovuto, a norma di legge, chiedere alle aziende suddette di procedere alla cosiddetta caratterizzazione del sito, vale a dire, nel nostro caso, all’esecuzione di indagini ulteriori sulle acque di falda.

Ciò che il Comune ha fatto con grave ritardo: il 7 ottobre 2019 per Eco Fox; il 5 novembre 2019 per Puccioni. La risposta delle aziende è stata, come dire, surreale: entrambe, sia Puccioni che Eco Fox hanno dichiarato di esserne all’oscuro. Non lo sapevano... Anzi, Eco Fox srl nell’apprenderlo esprime addirittura “stupore”… Ogni commento è superfluo.

3. Al di là degli eventuali risvolti penali della situazione, che qui non ci interessano, si pongono a questo punto due questioni riguardanti sia la Regione che il Comune.

La prima. Dal sollecito che il Comune, con 5 anni di ritardo, ha inviato a Eco Fox srl e Puccioni spa è trascorso ormai un altro anno. Il Testo Unico dell’Ambiente prevede che “qualora i soggetti responsabili della contaminazione non provvedano direttamente” le procedure e gli interventi di caratterizzazione “sono realizzati d'ufficio dal Comune territorialmente competente e, ove questo non provveda, dalla Regione”. Anzi, la legge regionale prevede a questo scopo, a carico della Regione, la concessione ai comuni di “contributi fino alla totale copertura delle spese”. Nonostante ciò sia il Comune di Vasto che la Regione Abruzzo continuano a far finta di niente. Quanti anni ancora vogliamo aspettare?

4. La seconda. Si ricorderà forse che, a seguito di un analogo riscontro di potenziale contaminazione della falda (piombo e cloruri), il Comune di Vasto emise nell’aprile 2012 un’ordinanza con la quale intimava alla ditta Istonia Energy, che progettava nella zona industriale l’installazione di una centrale a biomasse, “l’immediata sospensione dei lavori […] sino a quando avrà ottemperato ad attivare tutte le procedure”, etc. Ora, è agevole constatare che il triangolo di vertici: Eco Fox-Puccioni-sito di Istonia Energy comprende pressoché tutta l’area industriale di Punta Penna. Sembra dunque più che verosimile che la potenziale contaminazione della falda riguardi l’intera area industriale.

Ricordiamo che la normativa prevede per la Giunta Regionale, “in caso di aree potenzialmente contaminate di vasta estensione e di rilevanza socio-economica” – e ci pare sia il nostro caso - la facoltà di “istituire Siti d'Interesse Regionale (SIR)”, come difatti già sono stati istituiti a Celano, nel Pescarese (Saline Alento) e a Chieti Scalo.

Ci pare lo strumento più adeguato per affrontare il problema nella sua reale dimensione. Ma anche qui la prima mossa spetterebbe all’Amministrazione comunale…

5. A proposito. Si avvicinano le elezioni comunali e c’è già qualcuno che inizia a parlare (ancora) di delocalizzazione.

La delocalizzazione è la foglia di fico che il ceto politico locale da almeno un ventennio ha adottato per nascondere le vergogne della propria inerzia (quando non dell’acquiescenza) verso i guasti derivanti dal forte impatto ambientale di alcuni impianti della zona industriale. Diciamolo chiaro: la delocalizzazione non si realizzerà mai, per l’altissimo costo che comporterebbe. Ma proprio per questo ottiene l’unanimità dei consensi.

I partiti, le liste, l’Amministrazione comunale si impegnino al semplice rispetto della legge. Sarebbe già tanto.

(segue)

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