"Da ora in poi, per i componenti del branco, sotto processo per violenza sessuale, i giudici non saranno più obbligati a disporre l'arresto e dovranno valutare misure alternative al carcere".
Lo stabilisce una sentenza della Corte di Cassazione emessa il 2 febbraio. La decisione è stata presa con riferimento ad una sentenza della Corte Costituzionale del 2010, riferita alla legge di contrasto alla violenza sessuale approvata in Parlamento nel 2009. In quell'occasione la Consulta aveva dichiarato incostituzionale l'articolo del decreto che prevedeva l'obbligo del carcere cautelare per gli stupratori con a carico gravi indizi di colpevolezza. La sentenza si riferiva ai reati di violenza sessuale e atti sessuali su minorenni in quanto incompatibili con gli art. 3 (uguaglianza davanti alla legge), 13 (libertà personale ) e 27 (funzione della pena) della Costituzione.
La Corte di Cassazione con questa sentenza estende l'interpretazione anche al reato della violenza di gruppo, perché "presenta caratteristiche essenziali non difformi" dagli altri due reati.
E' stata emessa una sentenza che ci riporta indietro di molti anni, che annulla tutte le battaglie che le donne, ma anche molti uomini hanno fatto perché la donna non venisse più considerata un oggetto. E' una sentenza che ci offende e ci preoccupa come donne, come mamme e come operatrici di uno sportello antiviolenza.
Da anni le operatrici di SAVE (Sportello Antiviolenza Emily) lavorano con dedizione e con passione perché le donne trovino il coraggio di denunciare il loro carnefice e trovino la forza di fidarsi della giustizia, quella giustizia che oggi le tradisce. E' una sentenza che violenta le donne per la seconda volta, che uccide il loro coraggio di abbattere il muro del silenzio!