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Da Napoli a Vasto: il teatro secondo Francesca Paradisi

Il racconto della passione per le arti teatrali, dalle radici partenopee alla realizzazione dei testi in terra vastese

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Oggi ci concentriamo su un aspetto culturale che in Italia vanta numerosissimi autori di spessore: il teatro e vogliamo farlo con la scrittrice e regista Francesca Paradisi che ci parlerà della sua passione per la scrittura e la soddisfacente messa in atto per il palcoscenico.

Com’è nata la passione per il teatro? “Fin dalla tenera età quando a scuola si facevano le recite scolastiche per le festività di natale e di pasqua. Ero una bambina sempre pronta a partecipare con entusiasmo, e mentre le mie compagne di classe bramavano ruoli importanti a me non interessava, mi bastava qualsiasi ruolo o comparsa per farmi felice.

Francesca è nata a Napoli, nella cornice bellissima del quartiere del Vomero, luogo di ispirazione per poeti, pittori e scrittori e così mi viene spontaneo chiederle: quanto ha influito essere nata a Napoli sulla tua passione per il teatro? Con occhi sognanti risponde: “Nascere a Napoli ti dà una marcia in più nell’ambito delle arti poiché l’indole del napoletano di per sé è teatrale. Anche in un semplice scambio di idee poteva nascere una macchietta. Ricordo le botteghe dove mamma da piccola mi portava quando doveva acquistare qualcosa, c’era sempre qualcuno che cantava fuori, addirittura i barbieri dell’epoca detenevano l’arte della canzone napoletana mentre facevano barba e capelli c’era sempre un menestrello con chitarra o mandolino.” 

Ad un certo punto della tua vita hai scelto di prendere un’altra strada. Terminati gli studi da dietista hai abbandonato le scene, poi è arrivato il trasferimento a Vasto e la famiglia che tanto desideravi. Sei riuscita a mantenere una connessione col teatro o hai riscoperto questa passione in un secondo momento? “L’ho dovuta accantonare momentaneamente ma è sempre stata presente in me. Diciamo che l’ho fatta riemergere in un secondo momento quando ero più libera da impegni familiari.”

In che modalità hai rispolverato il teatro nella tua vita? “Mi è stato proposto di ricoprire dei ruoli in alcune commedie. All’epoca non esistevano molte compagnie dilettantistiche a Vasto di teatranti, parliamo di quasi trent’anni fa. Da lì è partito un iter che mi ha portato a girare per compagnie e fare dei corsi teatrali che non solo mi ha permesso di riprendere a pieno l’attività del teatro, ma di conoscere un gruppo di persone con la stessa passione che ha sentito l’esigenza di organizzare spettacoli originali”

Questo gruppo prende il nome di Allegra Brigata e tratta il genere della commedia brillante sui temi dei giorni nostri con testi scritti e diretti da te. Annuisce e chiedo: quanto ha influito la pandemia sul regolare andamento del gruppo? "Da marzo 2020 abbiamo avuto una battuta d’arresto come tutto il resto del mondo. Tutt’ora siamo fermi ma consideriamo di poter ripartire i prossimi mesi.” In ultima battuta le chiedo di darmi un’ opinione generale sul teatro italiano oggi. “Abbiamo ancora dei validissimi autori in Italia e le compagnie si spendono per un teatro di qualità, d'altronde l’Italia pullula di opere, operette, fino ad arrivare al teatro surrealista moderno. La nota dolente sono i finanziamenti. L’arte nel nostro Bel Paese è considerata un figlio minore.”

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