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'Quadri di vita stupefatta' e vissuta, Vincenzo Amicone torna alla Sala Mattioli

L'esposizione del pittore isernino con nuove e accattivanti scene e figure

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Nuove e accattivanti scene e figure. Torna a esporre nella rinnovata e ampliata Sala Mattioli di Vasto il noto e apprezzato pittore isernino Vincenzo Amicone. L'esposizione, che inizierà nella giornata di oggi e terminerà il 10 agosto, è un prezioso appuntamento con l’artista isernino e con i suoi “quadri di vita stupefatta”. 

 

I suoi quadri di vita vissuta portano la quotidianità – resa più semplice e accattivante perché inscritta in un ambiente ancora agreste o di piccola cittadina di provincia - a farsi rappresentazione, a-semantica come la musica, dell’essere (...) I protagonisti appaiono immersi in un’atmosfera rarefatta e nel loro ‘incantamento’ divengono surreali e fantastici, sino a farsi iconografia vagamente fumettistica e pop. Con leggera ironia e le forme semplificate e nette, sfumature di mestiere ma efficaci, Amicone ritraccia, quadro (scena) dopo quadro, la realtà da tutti vissuta in una sorta di story-board per cantastorie: un rendere favolistico quello che impercettibilmente delle nostre giornate tendiamo a dimenticare e abbandonare. Stupefacenti così appaiono le figure, delineate da linee ondulate e flessuose che parrebbero deformanti e invece sono iconicamente caratterizzanti; stupefatti noi di rimando nel guardarle.

 

“Io dipingo su tela o altro, con colori e pennelli. Configuro immagini, piccole scene di vita, situazioni… – mi dice con suo modo diretto e chiaro, Amicone – ma, poi, in fondo, le mie ‘figurine’ hanno una loro vivenza utile a rappresentarmi in quel che faccio come artista e in quel che sono: un uomo fra gli uomini. Io come altri, i miei personaggi come quelli che metto in scena, guardo e ritraggo la vita per quel che appare, per quel che a mio avviso è visione, sensazione, impressione, talvolta sogno mnemotico o ad occhi aperti. Nient’altro”.

 

In tempi di arte ‘concettuale’, il nostro sceglie la figurazione oggettiva seppur esemplificata nella tessitura dell’immagine, per mezzo d’una compendiarità di segno e colore. Per una comunicazione diretta e simpatetica, sic et simpliciter come ciascuno, guardando le sue tele, può percepire e vedere.

 

(Dal catalogo “Vincenzo Amicone – Tra lavoro e svago”, 2011. Introduzione del critico d’arte Giuseppe F. Pollutri)

 

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