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Abruzzo: l'accesso al credito rimane un'utopia

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Secondo l'analisi dei dati di fine anno di Abi e Cna, la morsa sul credito alle imprese ed alle famiglie ha finalmente invertito la marcia, tranne qualche eccezione, che purtroppo vede l'Abruzzo come triste protagonista. La situazione economica si è ulteriormente deteriorata e, soprattutto, si è ampliata la voragine che divide le piccole e medie imprese dalle grandi industrie (in particolare quelle ubicate nella provincia di Chieti). Infatti sono solo queste ultime che hanno potuto apprezzare un ritorno in positivo dell'erogazione dei finanziamenti destinati dalle banche al settore produttivo, mentre le piccole e medie imprese si vedono il più delle volte negare quella boccata di ossigeno che potrebbe permettere di andare avanti, in attesa di tempi migliori.

Il problema sta proprio nel fatto che le sofferenze bancarie sono ulteriormente aumentate e, di conseguenza, le segnalazioni alla centrale rischi (tutte le info a riguardo su http://www.zonaprestiti.com/centralirischi.htm), per cui le banche preferiscono prevenire una crescita di nuovi crediti inesigibili. Ciò però crea una situazione paradossale, che ha portato la percentuale di sofferenze bancarie, con un focus soprattutto sul terzo trimestre del 2014, a crescere in modo vertiginoso, quando tra l'altro altrove la tendenza si è invertita.

La crisi si è concentrata nel versante del medio adriatico, ma è proprio nell'Abruzzo che ha fissato in modo stabile il proprio epicentro. C'è da auspicarsi un intervento centrale che spinga le banche a riaprire le proprie casse, considerata anche la solidità della situazione del risparmio delle famiglie abruzzesi, che si sono nuovamente dimostrate pronte a fare sacrifici per poter accantonare più risparmi, ma che di contro non spingono i consumi. Per il momento è chiaro solo il quadro della situazione, un punto comunque da cui partire per poter cominciare a sistemare le cose con interventi mirati.

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