Dove va la scuola italiana? Michele Celenza presenta âLa scuola dellâultimo uomo. Un congedoâ, nella sede della Società Operaia, a Vasto, Martedì 3 gennaio alle ore 18,00. Ne parleranno, insieme con lâautore, alcuni docenti (o ex docenti): Davide Aquilano, Luigi Murolo, Giovanni Artese, Marco Genovesi (Università di Nottingham Trent). Modererà lâincontro Ernano Marcovecchio, docente e sindaco di Tufillo.
âLa crisi dellâistruzione, in Italia, dovrebbe essere ormai considerata una condizione intrinseca al sistema scolastico nazionale. Però non se ne parla, o se ne parla solo episodicamente. Come scrive Ernesto Galli Della Loggia «oggi, della scuola, di ciò che essa rappresenta o potrebbe rappresentare, non importa più niente a nessuno. Meno che meno importa alla politica.» Scrive Michele Celenza. âEppure, la scuola pubblica è stata, in Italia, una questione politica tra le maggiori fino a diventare, dopo lâUnità e fino al fascismo, una vera e propria questione nazionale. Non è un caso se, scorrendo la lista dei ministri della Pubblica Istruzione (e poi dellâEducazione Nazionale) si incontrano i nomi di intellettuali di prima grandezza come Francesco De Sanctis, Benedetto Croce, Giovanni Gentile.
Dal secondo dopoguerra, tuttavia, la rilevanza politica dellâistruzione pubblica è andata gradatamente scemando. La scuola non è ormai da tempo una questione nazionale (posto che qualcosa di definibile come âquestione nazionaleâ esista ancora): si confrontino questi nomi con quelli dei ministri omologhi degli ultimi decenni e più ancora degli ultimi anni (âtecniciâ, o politici di terzâordine) e se ne avrà una conferma irrefutabile. La storia della scuola italiana del dopoguerra, scrive Adolfo Scotto di Luzio, è âla storia di una scomparsaâ.