Inerpicata a 750 metri di altitudine, all'interno del comune di Palombaro (CH), si trova una grotta che sâaffaccia sulle vallate e che racchiude e conserva le rovine di unâantica chiesa, riguardo la quale lâunica notizia ufficiale della Chiesa Cattolica è contenuta in una bolla di Onorio III del 1221.
La tradizione locale, invece, va ben più indietro nel tempo: pare, infatti, che nello stesso sito in antichità sorgesse un santuario pagano dedicato a Bona, dea della fertilità e dellâabbondanza. Così come nella Chiesa di SantâAgata a Torricella Peligna (di cui abbiamo parlato in un precedente articolo: https://www.terredichieti.net/focus/luoghi/319/la-fonte-delle-sese), sembra che anche qui le puerpere si recassero per bagnarsi i seni con lâacqua sacra che scaturiva dalla grotta, in modo da favorire lâabbondanza del latte. Sono ancora visibili diverse vasche di pietra che avvalorano il racconto popolare, e lâassenza di acqua attualmente giustifica lâabbandono del luogo di culto.
Tra queste candide vestigia scavate nella roccia si ritrovano echi di culti antichi, sovrapposti gli uni agli altri a creare un reticolato sincretico che attraversa gran parte della provincia di Chieti e del nostro Abruzzo.
Silvia Scorrano in âLe acque sacre in Abruzzo. Dal culto allo sviluppo territorialeâ, ripercorre il percorso del culto nella grotta di Palombaro: le rovine sono quelle di una chiesa benedettina dellâXI-XII secolo dedicata al culto di SantâAgata DâUgni, ma nella grotta venivano praticati rituali idrici già dai Carracini; successivamente, la conquista romana vi insediò il culto della dea Bona la quale fu sostituita, con la cristianizzazione del territorio, da SantâAgata, il cui culto è dovunque riferito alla fertilità e allâabbondanza galattofora.
Ma allora, come mai attualmente la grotta è dedicata a SantâAngelo? Se in una prima ricostruzione della Scorrano il filone è quello del principio femminino, sembra che ad un certo punto della storia SantâAgata sia stata sostituita a sua volta da SantâAngelo, forse perché, come si narra, gli abitanti del luogo trovavano difficoltà a pronunciare il nome di âSantâAgataâ. Che sia solo una mera giustificazione o altro, è indubbio che il culto dellâAngelo, così come quello dellâarcangelo Michele (e dei 7 arcangeli in generale), sia legato al culto di SantâAgata e delle altre sante della fertilità sulla linea comune dellâelemento acqua e del simbolo della grotta. A loro volta, i culti dellâAngelo e di San Michele si sostituiscono, indietro nei tempi, a quelli di Mercurio, Ercole, Mitra e Dioniso!
Una piccola riflessione conclusiva è necessaria riguardo a questo sincretismo stratificato nei secoli: il culto delle acque sacre sembra primario in Abruzzo in riferimento alla scelta dei siti religiosi, a riprova del fatto che la spiritualità dellâessere umano, sin nelle vicinanze dei nostri luoghi, si è sviluppata dal basso degli elementi naturali di Madre Terra per accrescersi verso lâalto dei Cieli. Le testimonianze archeologiche, geografiche e storiche sono evidenti. Inoltre, è interessante il doppio filo del principio mascolino e di quello femminino, avendo da una parte il senso della difesa nel simbolo dellâarma, o del bastone (San Michele, Ercole, Mercurio), e dallâaltra parte il senso del vaso, del ventre materno fertile e fecondo, nel simbolo dei seni femminili nel culto di SantâAgata e della dea Bona.
Non è strano che la vita (lâacqua) per germogliare e accrescersi abbia bisogno tanto del vaso, o del nido, quanto della difesa di esso.