"Anche in questo Gennaio 2022, vivremo la nostra cara tradizione Cupellese di âLu SantâAndonieâ, con vari ricordiâ¦!!!": queste le parole, tutte intrise di nostalgia,che accompagnano un post-ricordo dello scorso anno condiviso oggi sulla pagina Facebook dellâassociazione Complesso FolkCupellese Antonio Ricciardi, con cui venivano mostrate alcune immagini di repertorio, risalenti a un ormai lontano e tanto âdiversoâ 2015 e raffiguranti alcuni momenti del tradizionale canto de âLu SantâAndonieâ a Cupello.
Anche in questo paese, infatti, come in molti altri comuni vicini e, più in generale, dellâentroterra abruzzese, sin dagli anni â50, ogni anno â fino a gennaio 2020 âsi era soliti celebrare la Festa di SantâAntonio Abate.
Ne abbiamo parlato oggi, 16 gennaio, vigilia della ricorrenza del Santo Eremita (che si festeggia il 17 gennaio, suo dies natalis) con il M° Roccopaolo La Palombara che dirige la âCompagnia Folk Cupelleseâ, evoluzione del famoso Coro fondato dal M° Antonio Ricciardi nel 1979 e a lui intitolato.
âCome da tradizione, alla vigilia della celebrazione della festa di santâAntonio Abate Eremita, da non confondere con santâAntonio da Padova, il paese viene allietato con canti e cori in onore del Santo per augurare abbondanza a tutta la popolazioneâ ci racconta La Palombara, per descrivere quella che si configura come una vera e propria âprocessioneâ in cui tutti, i popolani, i suonatori e gli âattoriâ che impersonano i protagonisti delle sacre rappresentazioni (âLe Tentazioni di SantâAntonioâ) â e cioè un uomo per il Santo, uno per il Diavolo e talvolta anche un bambino per un angioletto â si spostano, in un tripudio di canti, feste e suoni, per raggiungere le varie tappe del âpercorsoâ.
E osservando le foto in cui sono colti attimi di vita e di storia di un passato recente ma che in realtà , a causa della situazione pandemica che stiamo vivendo, sembra essere lontano anni luce, possiamo vedere e quasi sentire come il folto gruppo di cupellesi felici viene man mano accolto in un quartiere del paese o in un esercizio pubblico o in una casa di un privato dove ad attenderli ci sono tavoli imbanditi con cibi e bevande scelti appositamente per lâoccasione e con un rimando preciso alla tradizione e alla storia stesse, in particolare la salsiccia e il vino. La prima perché collegata allâanimale simbolo di SantâAntonio, il maiale, definito come âla grasciaâ, la ricchezza della casa contadina, di cui non si buttava via nulla, e il secondo collegato alla specializzazione terapeutica degli Antoniani che, oltre che curare lââignis sacerâ o fuoco di SantâAntonio con il grasso di maiale misto ad alcune erbe, utilizzavano anche il vino per curare e disinfettare le ferite.
âNegli anni â70 fu il maestro Antonio Ricciardi che decise di aggiungere alla fisarmonica usata durante i canti anche gli strumenti a fiato e a percussioneâ â precisa a seguire il maestro Roccopaolo â âma è dal 1979 che si rileva un miglioramento nellâorganizzazione della festa, quando viene fondato il primo coro folkloristico cupellese diretto proprio dal M° Ricciardi (NdR: a questa data risale la fondazione dell'Associazione)âcontinua, sottolineando il ruolo importante di questa personalità cupellese nella promozione e trasmissione di tale tradizione.
LâAssociazione, che nel 2001 cambia denominazione e viene intitolata ad âAntonio Ricciardiâ, ha mantenuto immutato lâamore per la tradizione e per la musica, amore che rivive e risuona nella citazione del fondatore Ricciardi âLavorare, lavorare per fare buona musica anche se ci sono mille problemiâ che campeggia nella pagina Facebook dellâAssociazione.
E così guidati dai ricordi e dalle foto, proviamo, speranzosi, a immaginarci in un prossimo 16 e 17 gennaio a suonare, cantare e festeggiare di nuovo, con lo spirito di una volta e ancora più grati, âLu SandâAndonieâ tanto atteso.