Due anni di pandemia vissuti in prima linea, ci guardiamo indietro rivivendo gli inizi della pandemia, le prime notizie dalla Cina e poi il primo caso italiano, il rapido aumento delle segnalazioni fino al primo paziente ricoverato nel nostro Reparto di Vasto.
Nessuno era pronto a quello che stava accadendo nel mondo; gli infettivologi sanno perfettamente che una pandemia può verificarsi in qualsiasi momento, ma nessuno di noi avrebbe mai immaginato di ritrovarsi nel bel mezzo di una âemergenzaâ di tale portata da stravolgere la sanità , la società e lâeconomia del mondo intero.
Il nostro Paese e il nostro sistema sanitario hanno affrontato e affrontano una sfida enorme e senza precedenti, che ha acuito tutte le criticità preesistenti. La âsfidaâ ha sgretolato il nostro senso di onnipotenza allâinterno di una società iperconnessa e globalizzata. Le più profonde paure si sono materializzate e tutti abbiamo dovuto riscoprire e accettare la nostra vulnerabilità di fronte allâimprevedibilità della vita e alla ineluttabilità della morte.
à stato ed è molto difficile.
Nel nostro Reparto abbiamo toccato con mano tanta sofferenza dovuta alla malattia, alla solitudine e allâisolamento dei pazienti e di noi operatori. Affrontare quotidianamente un numero crescente di malati, provenienti da tutto il territorio di Vasto e dal vicino Molise, con quadro clinico complesso e sconosciuto, con la paura di contagiarsi, ha messo a dura prova le nostre capacità fisiche e professionali.
Noi operatori sanitari sempre in ospedale, supervestiti come âastronautiâ e senza più la cognizione del tempo, durante il lockdown percorrevamo sgomenti le strade deserte di Vasto insieme solo alle forze dellâOrdine ; con incertezza e stanchezza vedevamo alle finestre i commoventi messaggi: âAndrà tutto beneâ e gli arcobaleni di solidarietà .
Poi anche da noi i pazienti sono aumentati in maniera considerevole; le loro storie, i loro occhi spaventati, la loro solitudine, il loro bisogno di essere assistiti e rassicurati ci hanno colpito profondamente. Non è possibile dimenticare la sofferenza degli anziani che sono purtroppo morti senza avere il conforto di un familiare, le preghiere da noi recitate sulle loro salme prima di consegnarli allâobitorio.
Non è possibile dimenticare lâimpotenza da noi provata con la frustrazione commista a rabbia quando alcuni pazienti sono stati trasferiti in Rianimazione e non âce lâhanno fattaâ.
Eppure, facendo oggi un bilancio con la pandemia ancora in corso e con lâattuale disponibilità di vaccini e terapie efficaci, possiamo dire di aver vissuto anche tante emozioni positive e gratificanti che conserviamo gelosamente nella memoria.
La nostra gioia di âPersone e Operatori sanitariâ che combattevano e continuano a combattere questo terribile virus â prepotente e letaleâ è impagabile riguardo ai momenti in cui i pazienti, dopo giorni e giorni di ossigenoterapia ad alti flussi e lunghe ore passate in scomode posizioni di pronazione, cominciavano a migliorare e iniziava il processo di guarigione; per non parlare del commovente momento del ritorno a casa.
Siamo stati ripagati dai sorrisi e dalla riconoscenza dei pazienti, abbiamo ricevuto la generosità e la solidarietà di tutta la comunità anche con numerose donazioni.
à da febbraio 2020 che lottiamo e resistiamo per âSalvare Viteâ.
E continuiamo a resistere. Siamo innamorati del nostro lavoro nonostante le difficoltà e i contagi che abbiamo avuto fra il nostro personale in epoca pre-vaccinale.
LâAmore sconfigge la paura. Attualmente confidiamo moltissimo nellâadesione della popolazione alla campagna vaccinale e nella ricerca scientifica per poter presto sconfiggere completamente il Covid-19.
Nella nave della Fede e dellâAmore navigheremo tutti senza timore. Non molliamo.
Dott.ssa Maria Pina Sciotti
Dott.ssa Simona Antonelli
Infermiere Pierpaolo Febbo