âUn bellissimo spreco di tempo, un'impresa impossibile, l'invenzione di un sognoâ. Più che affidarsi a un lungo post sulla sua pagina Facebook, Jovanotti avrebbe potuto esprimere la sua delusione per la cancellazione della tappa vastese del âJova Beach Partyâ anche soltanto riportando i primi versi della sua âBaciami ancoraâ. E non per questo sarebbe stato meno efficace nello scopo. La sua rabbia è più che legittima, ed è pari a quella dei cittadini e degli esercenti locali e dei 30mila fan che da mesi avevano acquistato il biglietto per lâatteso evento dellâestate.
Ci vorrà tantissimo tempo per metabolizzare il ânoâ definitivo deciso dal prefetto di Chieti Giacomo Barbato - ampiamente prevedibile ma non per questo meno doloroso - perché sferra un colpo micidiale allâeconomia vastese: ristoratori, albergatori e commercianti subiscono un danno ingente, perché manda allâaria un lavoro ampiamente programmato e li priva di un indotto enorme. Molti di loro adesso stanno pure facendo i conti con la complicata gestione delle migliaia di richieste di rimborsi, che vanno dai biglietti del concerto alle prenotazioni degli alberghi (annullate, è bene ricordarlo, in piena stagione estiva).
Ma anche lâimmagine e la credibilità della città sono state fortemente compromesse e danneggiate. à lecito anche chiedersi chissà fra quanto tempo questa faccenda finirà nel dimenticatoio. Vasto è stata (involontariamente?) messa alla berlina su scala internazionale dallo stesso Jovanotti, che a una platea virtuale di 2,5 milioni di seguaci ha parlato di âbasse ragioni di polemica politica localeâ, attaccando chi porta avanti una âpersonale battaglia [â¦] in affannosa ricerca di visibilità a buon mercatoâ. Il suo post, che naturalmente ha fatto il giro del mondo, è stato pure rilanciato dalla stessa pagina del Comune di Vasto (sic!), secondo una scelta che ha ben poco di imparziale e istituzionale.
In quello stesso giorno, la stessa Amministrazione faceva sentire la sua voce condividendo il post di Jovanotti e non avvertiva invece la necessità di redigere un comunicato stampa che avrebbe dovuto spiegare alcune cose ai cittadini vastesi, a chi aveva acquistato il biglietto del concerto, a chi aveva prenotato un albergo, un aereo o un treno, a chi aveva in mente di fare un viaggio di centinaia di chilometri e agli esercenti rimasti a bocca asciutta. Un comunicato che, inoltre, avrebbe anche dovuto e potuto contenere delle scuse.
Dâaltronde parliamo di quella stessa Amministrazione che, undici giorni prima, non riferiva in Consiglio comunale sulla questione âJova Beach Partyâ sollevata dallâopposizione, ma batteva in ritirata con la coalizione di centrosinistra facendo mancare il numero legale per iniziare la discussione. Un coup de théâtre utile a far sì che il sindaco prendesse ulteriore tempo e parlasse soltanto il giorno dopo in conferenza stampa. E parliamo, infine, di quella stessa Amministrazione che, in data 29 giugno, in un clima di totale incertezza e confusione, dichiarava a mezzo stampa - nello specifico sulle pagine de âIl Centroâ - che âil concerto di Jovanotti si farà â.
Forse tutti sapevano - o almeno potevano immaginare - che un evento musicale della portata del âJova Beach Partyâ molto difficilmente avrebbe potuto tenersi in una data del genere (17 agosto, una scelta dello stesso artista che non ha riscontrato alcuna opposizione da parte dellâAmministrazione) in una località del genere (Vasto Marina), che in estate insieme a Vasto raggiunge più di 100mila presenze tra residenti e villeggianti. Alle quali si sarebbero aggiunte le 30mila degli appassionati di Jovanotti.
Tutto questo si sapeva dallo scorso dicembre. Così come si sapeva che Vasto Marina sarebbe potuta diventare un imbuto ancora più intricato, ingestibile e claustrofobico di quello che già risulta essere nella quotidianità della stagione estiva, con i suoi irrisolti ed endemici problemi di parcheggio e viabilità . Per ovviare ai quali era stata addirittura paventata lâipotesi di chiudere la Statale 16 (ri-sic!). Con il Comune di Vasto che, nella suddetta eventualità , stando a quanto dichiarato dalla Questura non aveva neppure âpresentato percorsi alternativiâ.
Per questo motivo ci sarebbe voluto un piano di sicurezza inoppugnabile e scrupolosissimo, che avrebbe richiesto una preparazione molto più lunga e ben altre puntualità , competenze e sensibilità . E che avrebbe conseguentemente reso vana lâopposizione di un ipotetico âfronte del noâ (parole di Jovanotti) costituito non si sa esattamente da chi (forse dalle âsedicenti associazioni ambientalisteâ citate dal sindaco Menna?). âJBP è un luogo sicuroâ, ha rivendicato nel suo post il cantante (anche se a parlare sembra di più la Trident, la società organizzatrice dellâevento). E lâartista attacca ancora: âLa sicurezza è sempre stata al primo posto, ma a Vasto non hanno voluto verificareâ.
Invece le verifiche del caso sono state fatte eccome. I limiti della gestione dellâAmministrazione riguardo allâevento vengono fuori già dalle prime cinque pagine del resoconto di venerdì messo online dalla Prefettura di Chieti. I ânoâ vengono pronunciati praticamente tutti in sequenza, senza possibilità di scampo. E vengono, in ordine cronologico, dal Viceprefetto Vicario, dalla Questura, dai Carabinieri, dalla Guardia di Finanza, dai Vigili del Fuoco, dalla Polizia Stradale e dal COA, dallâANAS, dalla Società Autostrade e dalla Capitaneria di Porto. Gli unici sì al piano sicurezza sono quelli del servizio 118 della ASL (che comunque chiedeva unâintegrazione sulle vie di fuga per le ambulanze) e dalla Provincia di Chieti (che dà il suo assenso unicamente perché lâevento è rilevante per il territorio).
Il verbale della riunione è lungo 109 pagine, e sarebbe impossibile elencare tutte le manchevolezze che hanno contraddistinto i piani di sicurezza, dal primo allâultimo. Si parla di âgravi carenze di carattere documentaleâ, di âassenza di alcune necessarie pianificazioniâ, dellââesistenza della criticità riguardante la viabilità e i parcheggiâ, dellââassenza delle necessarie autorizzazioni da parte dellâAutorità di bacinoâ e della âviolazione della normativa comunitariaâ riguardo i lavori effettuati a Fosso Marino, di âcriticità di ordine tecnico e profili di illegittimità in ordine ad alcuni atti comunaliâ.
I forti ed evidenti limiti con i quali è stata affrontata e gestita una questione tanto delicata e complicata si possono riscontrare diffusamente. Si può prendere ad esempio il documento redatto dalla Questura, che soltanto tre giorni fa parlava dellââimpossibilità di conoscere la quantificazione effettiva dei parcheggi destinati allâeventoâ (che lâorganizzazione dichiara in 8mila, comunque di gran lunga inferiori in rapporto alle 30mila presenze attese), delle âdimensioni degli spazi destinati ai parcheggi non rispondenti a quelli realiâ, di âunâarea parcheggio di 2.500 macchine, un terreno agricolo accessibile dalla SS16 di cui non viene indicata la tipologia dei lavori previsti e finalizzati a renderlo agibile in caso di pioggiaâ.
Si citano, tra le altre cose, âlâesiguo numero di operatori âaddetti ai servizi di controllo delle attività di intrattenimento e di spettacoloâ, di ânavetteâ, âdi personale della Polizia localeâ e di quello addetto âalla regolamentazione dei parcheggiâ, la âmancata previsione di un percorso riservato ai mezzi di emergenza e soccorsoâ, la âmancanza di un piano trafficoâ, âla mancata previsione di unâampia area di prefiltraggio e di primo controllo del possesso del titolo di accesso al concertoâ. Si percepisce, insomma, un âvagoâ senso di confusione e di inadeguatezza e una totale mancanza di sicurezza.
La stessa Trident non ne esce benissimo, considerando che viene accusata di aver programmato il piano sanitario con unâerrata valutazione di mezzi e personale, qualificando lâevento come âmanifestazione folkloristico-sportivaâ e non come âconcerto rockâ (ri-ri-sic!). E, infine, la nota tragicomica, con lâamministratore delegato Salvadori che si lamenta di una mancata collaborazione con gli organi istituzionali in quanto âsolo oggi (9 agosto, quindi soltanto otto giorni prima del concerto, ndr) viene comunicato che il 17 agosto è giornata caratterizzata da âbollino rossoâ per la circolazione, affermazione che desta grande perplessità tra i presentiâ e che viene smentita seduta stante da Questura e Carabinieri. Ogni commento in merito pare decisamente superfluo.
A questo punto è davvero difficile ipotizzare una mega congiura da parte di tutte le istituzioni sopracitate, che non si sa per quali ragioni avrebbero dovuto boicottare un evento simile. Lo stesso prefetto Barbato - che si era anche dichiarato fan di Jovanotti - aveva espresso tutta la disponibilità e il supporto possibile per la riuscita dellâevento, salvo ricevere lâultimo progetto soltanto in data 29 luglio.
à molto complicato cercare nemici tanto forti, potenti e coalizzati in questa faccenda. Câè indubbiamente stato chi ha remato contro, come il MoVimento Cinque Stelle. Ma lâinterrogazione del senatore vastese Gianluca Castaldi al ministero, ad esempio, sembra essere più un caso isolato che unâaggressione bellicosa frutto di una tattica programmata insieme ad altre parti politiche. La sensazione è che, invece, mai come stavolta la politica aveva mostrato la volontà di andare nella stessa direzione.
Menna ha giustamente ricordato lâappoggio dei sindaci di San Salvo, Cupello, Monteodorisio e Casalbordino. Ma avrebbe dovuto citare anche lâopposizione di centrodestra, che nelle settimane scorse aveva pubblicamente annunciato la volontà di sostenere lâAmministrazione, scegliendo così di salvare a tutti i costi la possibilità di fare il concerto invece di cercare incomprensibili e controproducenti scontri politici. Cosa non esattamente scontata.
Alla fine, con il ânoâ definitivo del Prefetto, è stata presa la decisione più saggia e sensata. Antonio Corona, presidente dellâAssociazione Prefettizi, ha replicato a Jovanotti ricordando i disordini di piazza San Carlo a Torino durante la finale di Champions League Juventus-Real Madrid del 3 giugno 2017, quando morirono due persone e ne furono ferite 1.672: âIn tema di manifestazioni di pubblico spettacolo, regole e prescrizioni sono state originariamente pensate di norma per strutture ad hoc, non per qualsiasi altro luogo. Non sorprenda quindi se non risultino sempre adattabili alle situazioni di volta in volta esaminateâ.
Corona lancia infine un monito fondamentale, da scolpire nella roccia: âDâaltronde, in questo amatissimo paese, tutto fila liscio finché fila liscio. Salvo, nellâeventualità di accadimento funesto, partire puntuale e inesorabile, al grido di pretendiamo giustizia!, la caccia al responsabile di turno. Di quel medesimo responsabile, fino a poco tempo prima, magari assediato e implorato pur di ottenere un sì contro ogni ragionevole evidenzaâ.
Il âJova Beach Partyâ a Vasto non si fa. Si tratta di una catastrofe, di una guerra persa incredibilmente su tutti i fronti. E non lâha persa lâAmministrazione comunale, che forse è stata lâunica vera nemica di se stessa. Lâha persa la città intera di Vasto, che non meritava una figuraccia del genere e non meritava di perdere la possibilità di ospitare un evento simile, a patto che ci fossero state le giuste e dovute condizioni di ordine e sicurezza. Dopo la devastazione rimangono solo macerie, ora spetta ai vastesi raccoglierle e ricostruire la credibilità della propria città . Ci saranno âtasche piene di sassiâ e saranno pesantissime.