Giovanni Neri: la materia, il colore, la mano, lâemozione.
Dalla Presentazione alla Mostra di Giuseppe F. Pollutri
âSeppur ereditato in termini storici e stilistici dai Maestri dellâarte astratta e informale del Novecento, dalla nota "action painting" di j. Pollock, di Willem de Kooning e Franz Kline, dalla pittura specificatamente materica di J. Dubuffet e J. Fautrier, dellâitaliano A. Burri e del catalano A. TÃ pies, dalla pittura letteralmente impressionista di Mark Rotko, in Giovanni Neri il gesto creativo innervato sulla materia, che per tale azione si fa forma e immagine, appare istintivo se non in certa misura innato. Stesure pigmentali le sue che nascono e poi si mostrano per improvvise accensioni, oggettivazioni hic et nunc di unâidea visiva e cromatica del proprio immediato vissuto.
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Nelle sue âfigurazioniâ pittoriche in mostra a Vasto si evidenzia una versatilità immaginifica che trae alimento dagli spazio-ambiente che lui ama e predilige. Nella sua âinvenzioneâ astratto-figurativa câè lâhabitat di natura in cui periodicamente dimora. Nel suo âlandscapeâ mentale e pittorico câè la presenza della terra friabile e accidentata dei calanchi, presenti nelle âterre incolteâ della sua nativa Valsamoggia (BO). Con evidenza motivano il âdrippingâ mimetico e dialettico di Neri nel porre mano ai pigmenti cromatici, di volta in volta scelti e âgettatiâ, per dare visibilità conoscitiva e contemplativa ai suoi ri-quadri. In essi, la materia ha accostamenti improvvisi e istintivi, assume luci insospettate, dispiega la vita formale latente che il gesto e la mano dell'uomo d'arte rileva per sé e propone agli altri. Ci sono le vedute della campagna romana che ama periodicamente âabitareâ, osservata e fatta propria dove la natura associa lâorrido delle forre tufacee, della vegetazione spontanea a quella frutto di antropizzazione del suolo.
Câè in esso, soprattutto, al sempre mutevole limite delle sue sabbie chiare, della scogliera intervallata da appartate calette ciottolose, lâincantevole mare di Vasto: una fluida distesa acquea talora agitata dal vento di maestro o dal caldo âgarbinoâ, ma in genere, al riparo delle correnti da nord, pressoché lagunare, che spesso si fonde e confonde con il respiro del cielo soprastante e adiacente. Questo definito âluogo dellâanimaâ, per il bolognese è una scoperta di alcuni decenni fa, divenuta proficua e amata fonte dâispirazione, prezioso elemento di luce, colore, emozione, per lâuomo che in esso trova la sua pace interiore, e continua motivazione per la sua ispirata pittura.
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In tale sua produzione si configura un sempre valido modo di dare colore (e connesso valore semiotico, figurativo comunque) al substrato pittorico scelto, per renderla frammento visivo godibile allâintelletto e alla vista.â
In serata (ore 19,00), dimostrazione di pittura estemporanea su note delle âQuattro Stagioniâ di Vivaldi.