Una piazzetta, quella di San Pietro, tanti amici, tanti conoscenti, soprattutto i parenti a cominciare da Giuliana e Franco, i figli Maria e Luigi, Nicola Lamanda per ricordare ed inaugurare la Sala dâArte dedicata a Luciano Tosone e ad un suo amico prima che collaboratore.
Dopo un breve intervento della figlia Giuliana che ha ricordato a grandi linee la vita del padre, la parola è passata al nipote Luigi che ha fatto notare la complessità ed il tipo di comunicazione del nonno, anche attraverso la focalizzazione di inquadrature particolari a voler cogliere âpiù quadri nel quadroâ in una sorta di divenire che ai più era sfuggito.
La parola è poi passata a Gabriella Izzi, cugina di Luciano, che ha sfatato il mito di una origine napoletana anziché âuastareuleâ, precisando che a Napoli aveva completato gli studi fino alla laurea in ingegneria e sottolineandone il carattere protettivo nei confronti della famiglia e la caparbietà nello studio dei suoi lavori, pittorici o architettonici che fossero.
Successivamente Elio Bitritto ne ha ricordato la diretta conoscenza, soprattutto professionale, e la poliedrica personalità che, pur in presenza di una solida base scientifica non veniva da questa confinato, ma era al servizio del suo estro. Inoltre non ha mancato di sottolineare come, pur in presenza di riconoscimenti artistici nelle numerose mostre cui ha partecipato, ha avuto altri due Premi nella sua Vasto, il Premio San Michele nel 1999 ed il massimo riconoscimento lionistico, il Melvin Jones Fellow, lâanno seguente. Ha chiuso gli interventi Sandro Lamanda, fratello di Nicola che ha voluto destinare lâultimo lavoro di Luciano, la casa sita in vico Morelli, appunto la Casa dâArte, alla memoria di Luciano e Nicola prematuramente scomparso.