Lâipotesi accusatoria ruotava intorno ai reati di disastro colposo e danneggiamento del patrimonio artistico, ma lâindagine si è conclusa con lâarchiviazione. Le contestazioni mosse allâex sindaco Luciano Lapenna e ad alcuni tecnici e dirigenti comunali ora in pensione per il crollo del muro di Palazzo dâAvalos sono cadute.
âNon è stato difficile dimostrare che il collasso verticale del muraglione alto 13 metri è avvenuto perché lo stesso non ha fondamenta in senso moderno, ma si appoggia solo alla sua base, larga tre metriâ, spiega lâavvocato Fabio Giangiacomo, difensore di Lapenna, âil cedimento franoso del terreno sottostante in concomitanza con precipitazioni meteoriche straordinarie sono state la vera causa del crollo dellâintera porzione del muro di contenimento, come fedelmente attestato dal Genio Civile negli atti relativi al suo rifacimento con piastra dâacciaio, tiranti e micropali . Invece le crepe nella parte alta e il cedimento della balconata del 2012, dovuto ad un ramo appesantito dalla neve, nessuna incidenza hanno avuto sul collasso strutturale del 2015, come certificato proprio dal Genio Civile che â sempre nel 2012 â a seguito di apposite verifiche non ritenne di stanziare fondi richiesti dal Comune proprio per lâassenza di incombenti pericoli strutturaliâ. Il legale parla anche di âillazioni di esponenti politici del centrodestra che, a vario titolo, avevano denunciato presunti fatti premonitori del collasso strutturale mai affrontati dallâamministrazione attiva, quindi responsabile del successivo crolloâ.
In seguito allâattento vaglio di tutto il materiale istruttorio il procuratore capo, Giampiero Di Florio ha inoltrato richiesta di archiviazione per infondatezza della notizia di reato, successivamente disposta dal Gip Italo Radoccia con apposito provvedimento.