Continuano gli appuntamenti dedicati alla commemorazione per il centenario della Prima Guerra Mondiale.
Ieri pomeriggio, 7 novembre, si è tenuta la conferenza del Prof. Gianni Oliva dal titolo âDâAnnunzio, il Corriere della Sera e i giorni dellâinterventoâ, nella Pinacoteca di Palazzo dâAvalos.
âIl ruolo di DâAnnunzio â ha detto Oliva â è stato fondamentale e ha portato lâItalia in Europa e lâEuropa in Italia. Il problema era di doversi trasformare in uomo dâazione, non più essere quello del Piacere o della Figlia di Iorio e delle grandi opere narrative e teatrali. Gli scritti che danno lâidea di essere divenuto una sorta di guerriero sono Lâangoscia, una favilla pubblicata sul Corriere della Sera, in cui esprime la condizione esistenziale del sentirsi afflitto e lâunica maniera per uscire da questa situazione è lâagone, cioè la guerra intesa come vera e propria purificazione. Altri due scritti sono Lo sgomento e La preghiera, risalenti al settembre del 1914, pubblicate sempre sul Corriere, e in cui compare di nuovo la concezione sacrale della guerra per il potenziamento dello spirito: âgli uomini morendo in guerra donano il proprio corpo ad una divinità che si ciba di carne e di sangueâ.â
Quello che è emerso nel corso della relazione del prof. Oliva e che ha animato un interessante e movimentato dibattito finale, è che la campagna di stampa del Corriere della Sera e le manifestazioni di piazza organizzate da Gabriele DâAnnunzio, nonché le sue faville pubblicate sul suddetto giornale, hanno avuto un ruolo storico e politico fondamentale nello spingere il parlamento a votare in favore dellâentrata in guerra.
âUna visione â ha continuato Oliva - direi angosciante. Quando lâesercito invasore è in territorio francese e sta per entrare a Parigi, DâAnnunzio scrive versi deliranti: ânutrire di sangue la terra significa nutrire di spirito la nazioneâ, versi che hanno una connotazione, per lui, quasi erotica. Un DâAnnunzio delirante nella sua visione della guerra. Non so se credeva in quello che scriveva, però atteggiamenti di questo genere ha prodotto morti. La guerra è sacra per un DâAnnunzio quasi posseduto da una divinità profonda con un tentativo religioso e Cristiano. Lui ha avuto un rapporto esteriore con la religione vestendo qualche volta anche il saio. Probabilmente amava la vestaglia, più che il saioâ.
DâAnnunzio, il poeta âarmatoâ, ebbe la capacità di esprimere e trasformare la sua filosofia in una comunicazione adatta a fomentare le folle, a pesare sulla politica, utilizzando mezzi avanzati che avrebbero fatto scuola, come il dialogo diretto con il popolo e i suoi scritti.
Nel corso del convegno, non è mancato il riferimento alla situazione culturale e sociale di oggi: âlâattualità di DâAnnunzio sta nel concetto di bellezza che deve salvare il mondo e viceversa. La bellezza non come concetto astratto, ma istituzionalizzato, nel senso che deve entrare nelle istituzioni. Il poeta propose lâinserimento della Storia dellâArte nelle scuole e venne così inserita come materia scientifica. I beni culturali dellâItalia sono stati difesi da lui. Il patrimonio deve essere in primo piano. LâItalia è Dante Alighieri, è Machiavelli, Leonardo e Michelangelo. Investiamo sulla bellezza che produce economia. Oggi non sfruttiamo questo nostro ricco patrimonio. I politici sono ignoranti. La società non si regge più sui valori, ma vanno avanti ideologie malsaneâ.