La presentazione della fiaba âLa balenottera Marâ, scritta da Tommaso Di Francesco, caporedattore de âIl Manifestoâ, e illustrata da Mauro Biani, avvenuta ieri presso la Nuova Libreria di Vasto, è stata lâoccasione per cercare di far luce sui tragici avvenimenti dello scorso 12 settembre 2014, ma non solo.
Il libro è, infatti, ispirato a fatti di cronaca distinti ma che si intrecciano alla perfezione: da una parte al ritrovamento, quattro anni fa, dei capodogli sullâarenile della spiaggia di Punta Penna, dallâaltra alle vicende, quanto mai attuali, dei naufraghi dispersi nelle acque del mare.
âEâ una storia di balene che migrano â ha detto Di Francesco - esattamente come ha fatto storicamente la gran parte degli esseri umani e scordarselo, soprattutto oggi, diventa drammatico. Le balene hanno, invece, una solida memoria e continuano a percorrere nel mare i loro tratturiâ.
Un viaggio disperato che accomuna, dunque, le sorti di uomini e animali, uniti da uno stesso destino, ma in cui trova spazio, nonostante tutto, la solidarietà .
Lâincontro di ieri sera ha dato origine a un lungo e interessante dibattito sulle ragioni che hanno probabilmente causato la perdita di rotta delle balene, a partire da quella fornita dallâintreccio fiabesco, dellâassordante suono metallico delle trivelle, sovrappostosi ai segnali del branco e disorientandone il percorso.
Ad aggiungere maggiori dettagli e a svelare i possibili retroscena rispetto a quanto accaduto, è stato Stefano Taglioli, Guardia Ambientale WWF e coordinatore del Gruppo Fratino Vasto, che ha attribuito il fenomeno allâair gun, tecnica utilizzata per la ricerca in mare e lâispezione dei fondali marini e che genera unâonda acustica, attraverso il sistema di aria compressa. Questo suono, prodotto dalle navi oceanografiche e dai battelli dedicati alla prospezione geofisica, sarebbe stata la causa alla base della perdita di orientamento dei cetacei.
âLe favole â ha detto Taglioli - servono a spiegare la realtà conservando cuore e passione nellâera della tecnica in cui tutto deve essere spiegato razionalmente. La verità è che a provocare la morte delle tre balene sono state una serie di concause. Quattro sono state, invece, salvate e hanno ripreso il largo. Nel corso degli studi volti a spiegare lâavvenimento, mentre nella balena madre è stato trovato un calcolo di due chili, nelle altre, che avevano appena mangiato, è stato riscontrato il morbilli virus, fino a quel momento trovato solo sui delfini, ma questo, comunque, non spiega lo spiaggiamento. La causa potrebbe essere un disturbo sonoro poiché in quei giorni c'era una nave che stava usando la tecnica dell'air gun. Oggi mi piace pensare, fino a prova contraria, che le quattro balene abbiano felicemente ritrovato la loro rotta e stiano nuotando libere nel loro mare ".
Ad arricchire lâincontro è stata la proiezione delle immagini del salvamento del 12 settembre 2014 e lâesposizione delle relative foto.