Antonio Menna, un palizziano al Museo Paparella

L’architetto vastese, studioso di Filippo Palizzi e dei suoi fratelli, incanta la platea a una conferenza a Pescara

Gianni Quagliarella
29/08/2018
Arte
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Augusto Di Luzio, presidente della fondazione Museo Raffaele Paparella Treccia Volvet e Margherita Devlet Onlus, sapeva che, affidando all’architetto vastese Antonio Menna il compito di tratteggiare figura e opere di Filippo Palizzi, avrebbe fatto centro.

Ben nota, infatti, ai cultori dell’arte, la passione di Menna per la pittura del grande artista, del quale proprio a Vasto, fino al 30 settembre prossimo, si tiene a Palazzo d’Avalos la grande mostra “Dopo il Diluvio”, a cura di Lucia Arbace.

Nella conversazione su Filippo Palizzi, in occasione del bicentenario della nascita, Antonio Menna ha offerto all’attento pubblico del Museo Paparella una lettura originale dell’opera del grande pittore vastese, soffermandosi su aspetti inediti e curiosi della vita del geniale artista, artefice dell’Ottocento napoletano ed europeo. A margine della mostra “Impressione e Verità”, lo scorso 27 agosto, Menna ha presentato al pubblico l’opuscolo “Conversazione su Filippo Palizzi”, scritto e curato assieme ai figli Vittorio e Stefania, architetti come il padre, col quale condividono la passione per l’arte. Un lavoro ben fatto, un contributo alla ricerca sostenuto dall’energica collaborazione di Carmencita Onorato, l’altra appassionata d’arte di casa Menna, che offre ai lettori lo spunto per toccare con mano la grandezza di un vastese definito “spirito ed essenza dell’800”.

Vale la pena ricordare, come fanno gli autori, che una versione più piccola del capolavoro “Dopo il Diluvio”, è stata battuta all’asta il 21 novembre 2011, da Christie’s a Londra, al prezzo di 265.250 sterline. Una cifra che avrebbe fatto girare la testa pure a don Romeo Rucci, pittore per diletto e nipote di Filippo Palizzi, dal 1921 al 1960 parroco della chiesa di San Pietro a Vasto, custode in quei decenni del celebre dipinto “Ecce Agnus Dei”, che in tanti corrono ad ammirare nella pinacoteca di Palazzo d’Avalos.

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