Al Pronto Soccorso come al fronte.
Succede al 'San Pio' di Vasto dove, ieri sera, due infermiere le hanno prese da un paziente non ancora maggiorenne.
Solo grazie allâintervento di Carabinieri e Polizia è stato possibile calmare il ragazzo, poi affidato alle cure di un centro specializzato, ma per alcuni, interminabili minuti, le dipendenti se la sono vista brutta.
Soccorse da medici e colleghi, dalla guardia giurata dellâospedale, le operatrici sono state giudicate guaribili, rispettivamente, in cinque e tre giorni. Sul corpo portano i segni dellâimprovvisa e immotivata aggressione e, nella mente, la consapevolezza crescente di un lavoro duro, con poche gratificazioni, che mette sempre più a rischio la propria incolumità . Sì, infermieri e medici del Pronto Soccorso, ogni giorno, vanno al lavoro come al fronte: al carico di interventi e prestazioni, che, in determinati periodi dellâanno toccano picchi da primato, si aggiunge il pericolo dellâaggressione. Verbale e fisica.
Lavoratori preziosi, quelli dellâemergenza â urgenza, eppure indifesi, esposti a reazioni scomposte e non sempre prevedibili. Sul tavolo della direzione sanitaria câè già , nero su bianco, il rapporto dettagliato della serata da dimenticare. Non la prima e, forse, nemmeno lâultima. Certo, un ospedale, sia pur di frontiera come il San Pio, non può essere militarizzato, ma alla Asl si chiede di fare di più: non si può andare al lavoro con lâelmetto.