Sollevano una serie di interrogativi sulla presenza in Comune di un tecnico informatico, collaboratore dello Studio K, società che dal 27 dicembre 2016, gestisce i software dellâente, ma non ricevono la documentazione richiesta.
Spuntano dettagli inediti sui servizi informatici già oggetto di un esposto allâAnac e alla Procura da parte del Movimento 5 Stelle che ha denunciato il frazionamento in due tranche dellâappalto (uno di 39.600 euro, lâaltro di 80.000 euro) e relativi affidamenti diretti, oltre al cambio di gestione avvenuto nonostante fosse ancora in essere e pienamente efficace un altro contratto con la Dedagroup spa.
âAbbiamo chiesto al dirigente Vincenzo Marcello di poter visionare la documentazione contrattuale che attestasse il rapporto di collaborazione tra il tecnico informatico e lâazienda fornitriceâ, fanno sapere Alessandro dâElisa, Vincenzo Suriani, Davide dâAlessandro, Guido Giangiacomo, Edmondo Laudazi e Francesco Prospero, ânonché i documenti sulla sicurezza come il Duvri che, ai sensi del decreto legislativo 81/2008, devono essere predisposti prima dellâinizio dei lavori e poi conservati costantemente dal Comune sul posto di lavoro. Purtroppo, ad oggi, trascorsi più di venti giorni e nonostante numerosi solleciti, il dirigente non ci ha fornito la documentazione richiesta, né tantomeno ha risposto in alcun modo ai quesiti da noi sollevati.
In attesa che il Comune di Vasto attui i principi di trasparenza e le linee guida Anac, e fornisca ai consiglieri comunali la documentazione richiesta, esprimiamo la massima perplessità su questo modo di agire dellâalta dirigenza comunale. Le carte, se esistono e soprattutto se sono obbligatorie, devono essere messe a disposizione dei consiglieri in tempi rapidi, come previsto dallâart. 22 dello Statuto, e senza addurre scuseâ.
Secondo i rappresentanti dei partiti del centrodestra e dei movimenti civici, âun ulteriore tassello si inserisce nella vicenda dei servizi informatici del Comune sulla quale è opportuno fare la maggiore chiarezza possibileâ. Sono dello stesso avviso anche i pentastellati Dina Carinci e Marco Gallo che hanno chiamato in causa la magistratura.