Nel precedente articolo sui pericoli e le conseguenze dellâelezione di Trump câeravamo congedati notando che si presentavano anche delle opportunità di crescita politica per la Comunità Europea.
LâEuropa sembra dare una prima risposta a Trump, e non solo a lui, con la proposta di unâunione a due velocità . Eâ proprio di ieri lâannuncio da parte del premier Gentiloni che lâItalia, durante il meeting informale di Bruxelles tra i capi di stato, si è detta favorevole ad un progetto per unâEuropa a due velocità , nella quale, su base volontaria, ciascuno sia libero di sviluppare un progetto di maggiore integrazione e cooperazione senza il veto del singolo stato che risulti contrario. LâEuropa deve andare avanti e non può viaggiare alla velocità del più lento. Come esiste già unâarea euro della quale non fanno parte tutti paesi, potrebbe esistere unâarea europea più ristretta tra stati che intendono essere più integrati sotto diversi aspetti, politici, economici, militari.
Cosa sta spingendo verso questa decisione? Andiamo con ordine. Lâappoggio dichiarato di Trump per i nazionalismi ed i populismi (lâessenza della sua campagna elettorale) come quello inglese che ha comportato la Brexit, per un protezionismo economico, in una singola parola, per un maggiore egoismo dei popoli, fornisce nuova linfa alle forse antieuropeiste che vorrebbero meno Europa e un ritorno alle monete nazionali e lâuscita dallâeuro. In unâ Europa in cui il processo di ulteriore integrazione politica ed economica è frenato dal malcontento delle classi sociali più deboli fortemente penalizzate dalla crisi economica, dalle forti spinte dei flussi migratori in entrata, dal pericolo terrorismo, dalle lentezze burocratiche ed inefficienze delle stesse istituzioni europee, il pericolo che movimenti populisti ed antieuropeisti possano acquistare un grosso peso politico o addirittura ottenere il governo di un singolo paese è cresciuto enormemente. LâEuropa sembra essere sotto assedio su tre fonti: gli USA di Trump, la Russia di Putin, i migranti di Africa e Medio Oriente.
Protezionismo economico significa imporre dazi sui beni che un paese importa, risultando in prezzi maggiori per il consumatore finale il quale acquisterà meno beni da quel dato paese, questâultimo quindi vedrà ridursi il proprio export e quindi la propria ricchezza interna. Una possibile risposta potrebbe essere quella di imporre dazi in maniera reciproca, scatenando guerre commerciali a discapito della ricchezza generale dellâeconomia mondiale. Facile intuire i potenziali danni di un tale scenario per un paese votato allâesportazione come lâItalia.
Ad est dellâEuropa Putin, non a caso favorevole allâelezione di Trump, non può che essere contento di unâEuropa più divisa e anche meno pericolosa militarmente giacché Trump vuole un maggiore contributo militare dei paesi europei alla Nato e un minore impegno USA. Questo gli permetterebbe maggior libertà nellâaumentare la sua influenza, se non addirittura la sua presenza, sullâUcraina. Non dimentichiamoci che, dopo essersi ripreso la Crimea praticamente indisturbato, si sta riprendendo un pezzo di Ucraina orientale in una guerra che silenziosamente continua ad andare avanti. Lâintervento in Siria poi gli permette di giocare anche sul fronte mediorientale, proprio nei pressi di unâarea che costituisce un altro problema non da poco per lâEuropa: la Turchia, un importante paese Nato, militarmente forte, baluardo della difesa europea ad Est, che aspira al diventare membro europeo ma che francamente pochi volevano prima e nessuno vuole adesso, in particolare dopo la forte svolta autoritaria intrapresa.
Il terzo fronte è sul piano dellâimmigrazione ed è cronaca di tutti i giorni. I flussi migratori possono essere fermati solo con accordi con i paesi di partenza e con quelli di passaggio. Non si può continuare solo ad asciugare lâacqua che cade senza prima o poi chiudere il rubinetto, si rischia solo lâallagamento. Eâ necessaria si una politica dellâaccoglienza, sia per ragioni umanitarie sia, più egoisticamente, per ragioni di calo demografico di certe nazioni quali lâItalia ad esempio, ma allo stesso tempo câè bisogno di un forte controllo dei confini e la rassicurazione che esistano delle istituzioni, il Leviatano teorizzato da Hobbes, a cui affidare il condizionamento delle proprie libertà in cambio di sicurezza ed incolumità .
La creazione di un nocciolo duro di stati europei che continui verso un processo di maggiore integrazione politica ed economica è probabilmente lâunica strada, in questo momento storico, in grado di continuare a garantire un periodo di convivenza pacifica tra i popoli in Europa e a fornire le condizioni per una maggiore prosperità economica in futuro. Il fallimento di un percorso europeo, sia politico che monetario, lascerebbe ciascun stato europeo esposto alle forze disgregatrici ed egoistiche del resto del mondo.
Alberto Marracino
Consulente finanziario
Cell.: 338 7195083
Profilo Linkedin: https://it.linkedin.com/in/alberto-marracino-6741aa76