Tanti campanelli d'allarme per l'Abruzzo: 'Siamo nel pieno di una grave crisi'

Diversi gli indicatori negativi, l’economista Ronci: 'Le imprese devono essere più competitive'

redazione
28/01/2016
Territorio
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L'Istat non ha ancora diffuso i dati regionali sul Pil 2015. L’incremento dello 0,3% nel 2015 è un riscontro Prometeia diffuso dal Cresa e comunque, ammesso che i numeri trovassero conferma, resta il fatto che tale avanzamento è meno della metà di quello nazionale (stimato allo 0,7%) ed è meno di 1/8 della flessione del 2,5% subita nel 2014 che ha fatto registrare all’Abruzzo il peggior risultato tra le regioni italiane.

A fornire indicazioni e numeri sulla situazione complessiva nel territorio è l'economista Aldo Ronci.

Altri dati: nei primi nove mesi 2015 i disoccupati in Abruzzo hanno registrato un decremento di 8.000 unità. Riferimento che, anche se positivo, in valori percentuali è stato dell’11,9%, di gran lunga inferiore rispetto a quello nazionale che ha registrato una flessione del 21,7%. Gli occupati, invece, nei primi nove mesi del 2015 hanno subito in Abruzzo una flessione di 35.000 unità. In valori percentuali il decremento è stato del 6,9% in controtendenza rispetto al dato nazionale (incremento dell’1,2%), flessione che ha posizionato l’Abruzzo all’ultimo posto della graduatoria nazionale.

Per quanto concerne i dati Movimprese ecco i riferimenti abruzzesi: nuove iscrizioni 6.830, mentre sono state 6.553 le cancellazioni, per un saldo di 277 imprese pari ad un incremento percentuale dello 0,19% che rappresenta un valore pari a meno di 1/3 di quello nazionale (0,65%). Per le imprese artigiane: nuove iscrizioni 1.446; cancellazioni 2.129. Il saldo (683 imprese in meno) evidenzia una flessione del 2,07%, doppia di quella nazionale. Ed ancora: nei primi nove mesi 2015 l’export abruzzese ha registrato, rispetto ai primi nove mesi 2014, un incremento di 198 milioni di euro, per un incremento del 3,8% che è più basso di quello nazionale (4,2%).

Infine la popolazione: nei primi otto mesi l’Abruzzo perde 4.060 abitanti e decresce dello 0,30%, molto di più rispetto all’Italia che flette dello 0,18% e i dati delle variazioni percentuali della popolazione abruzzese sono peggiori di quelle medie nazionali da ormai 3 anni.

CONSIDERAZIONI FINALI - “I dati e gli indicatori analizzati – rimarca Ronci - dimostrano che l’Abruzzo è nel pieno di una grave crisi economica che continua ad allontanare la regione da quelle del centro-nord ed evidenziano un sistema produttivo locale molto fragile che non riesce a competere con un sistema globalizzato. L'Abruzzo, che nel secolo scorso sembrava stesse per raggiungere il centro-nord, negli anni 2000, soprattutto per effetto della cessazione degli aiuti straordinari, entra in crisi e il blocco della crescita economica fa sorgere dubbi sulla sostenibilità di questo modello di sviluppo che non ha saputo reagire al passaggio da economia assistita ad economia di mercato.

Per tornare a crescere serve una politica che punti, oltre che al potenziamento delle infrastrutture e alla creazione dei poli di innovazione e delle reti di imprese, a far fare un salto di qualità al sistema produttivo locale abruzzese, salto di qualità che deve avere come “priorità assoluta il miglioramento della competitività delle imprese (in particolare delle micro-imprese che rappresentano il 95% delle aziende e impiegano il 52% degli addetti)”.

L’intervento più importante ed efficace in questo senso è di mettere a disposizione delle imprese non contributi, ma servizi capaci di attivare innovazioni di prodotti e di processi e di intercettare nuovi mercati nazionali e internazionali.

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