Venerdì di passione: di questo dolore non restiamo spettatori

Fra Umberto Panipucci
03/04/2015
Varie
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Quest'anno sforziamoci di fare memoria della “Passio Christi” con un cuore diverso. In questo giorno, contemplando Gesù sulla croce scorgiamo in filigrana tutte le persone che stanno soffrendo: i malati, i carcerati, chi con dolore subisce la solitudine, i disoccupati, coloro che, sommersi da debiti, sono sull'orlo della disperazione, chi ha subito violenze psicologiche o fisiche e non riesce a guarire da quelle terribili ferite. In quel Giusto umiliato e percosso ci siamo tutti.

Sfuggiamo alla tentazione di nasconderci dietro la maschera del “fanno tutti così”, scrolliamoci di dosso l'idea che “le cose non cambieranno mai” e proprio come ha fatto Lui, reagiamo con decisione e civiltà alle tante ingiuste crocifissioni che quotidianamente avvengono nel mondo e diciamo con Gesù: “Perchè mi percuoti”? 

Ricordiamo che saremo giudicati in base all'amore e che qualunque cosa faremo o non faremo al nostro prossimo e come se lo avessimo fatta o non fatta a Gesù stesso. Grandi testimoni hanno realizzato cose impensabili perchè hanno creduto fino in fondo ai sogni coltivati alla luce della Parola, se solo tutti conservassero un minimo di speranza e volontà, non sarebbe poi così lontana la possibilità di costruire un mondo che si avvicini un po' di più al regno che l'uomo di Nazareth ci ha comandato di costruire già su questa terra.

Lasciamo che l'ingiustizia e l'assurdità della croce ci ferisca e provochi fino al disgusto così che fiorisca in noi l'insopprimibile bisogno di non restare neutrali e decidere da quale delle tre parti stare: quella di chi si libera del giusto per i propri interessi, quella di chi si adegua alla corrente dominante per paura o quella di chi, temerariamente, rimane ai piedi della croce e non si vergogna di ascoltare e mettere in pratica la gli insegnamenti del Crocifisso.

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