Le analisi di Goletta Verde: criticità in Abruzzo e insufficienza del sistema depurativo

Nel 'mirino' della campagna di monitoraggio dello stato di salute del mare le foci di fiumi, torrenti e fossi

Legambiente Abruzzo
07/07/2015
Attualità
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Sette campionamenti su nove effettuati lungo le coste abruzzesi hanno consegnato un risultato di “fortemente inquinato”, cioè con un carico batterico almeno del doppio rispetto a quello consentito dalla legge. ù

Nel mirino foci di fiumi, torrenti e fossi che immettono a mare carichi altamente inquinanti: criticità già riscontrate negli scorsi anni e che mettono ancora una volta in evidenza come l’Abruzzo debba affrontare al più presto la sfida della depurazione.

Legambiente ha inoltre assegnato la bandiera nera alla Sasi, l’azienda finita nel mirino della magistratura pochi mesi fa per “violazioni ambientali persistenti e gestione dolosa” di dodici impianti di depurazione finiti sotto sequestro.

È questo il bilancio regionale del monitoraggio di Goletta Verde, la storica campagna di Legambiente dedicata al monitoraggio ed all’informazione sullo stato di salute delle coste e delle acque italiane – realizzata anche grazie al contributo del COOU, Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati -  presentato questa mattina a Pescara da Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente, Giuseppe Di Marco, presidente di Legambiente Abruzzo, e Luzio Nelli, segreteria Legambiente Abruzzo.

“Le nostre analisi confermano le criticità di un sistema depurativo che continua a immettere in fiumi, fossi e torrenti carichi inquinanti non trattati adeguatamente – dichiara Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente – Il nostro obiettivo è proprio quello di scovare le criticità di questo sistema che in Abruzzo, cosi come nel resto del Paese, funziona purtroppo a singhiozzi ed è ancora del tutto insufficiente per tutelare la salute del mare e dei cittadini. Affrontare i deficit depurativi abruzzesi, dove secondo i dati Istat il 41,5 per cento dei reflui urbani non viene trattato adeguatamente, deve essere la priorità nell’agenda politica, visti anche le risorse a disposizione per le opere di depurazione”.

A questo proposito è bene ricordare che anche l’Unione Europea – dopo già due condanne a carico dell’Italia – ha avviato lo scorso anno una nuova procedura di infrazione che coinvolge 27 agglomerati urbani abruzzesi per i quali non è stato dimostrato che tutto il carico generato riceva un adeguato trattamento secondario o addirittura non risultano impianti costruiti. Procedura che si trasformerà in condanna dal gennaio prossimo, con una multa per l’Abruzzo, secondo le stime dello stesso  Governo centrale, di 8 milioni di euro, circa 6 euro per cittadino.

I prelievi e le analisi di Goletta Verde sono stati eseguiti dal laboratorio mobile di Legambiente il 19 giugno scorso. I parametri indagati sono microbiologici (Enterococchi intestinali, Escherichia coli) e abbiamo considerato come “inquinati” i risultati che superano i valori limite previsti dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia (Dlgs 116/2008 e decreto attuativo del 30 marzo 2010) e “fortemente inquinati” quelli che superano di più del doppio tali valori.

In provincia di Teramo per tre campionamenti su quattro il giudizio è di “fortemente inquinato”: quello eseguito alla foce del fiume Vibrata, al confine tra i comuni di Martinsicuro e Alba Adriatica; alla foce del fiume Cerrano, a Silvi Marina e alla foce del torrente Calvano a Pineto Marina. In quest’ultima località, invece, ha dato esito positivo il monitoraggio alla spiaggia di via Liguria.

Nei limiti di legge anche il carico batterico riscontrato alla spiaggia su via Balilla (lungomare Matteotti) di Pescara. Un punto di campionamento, questo, segnalato in più occasioni dagli stessi cittadini per alcune anomalie. Lo stesso giudizio sulla qualità delle acque negli ultimi quattro anni, da parte delle autorità competenti, è di “scarso” (nonostante nel 2015 era previsto il raggiungimento dell’obiettivo “buono” per le acque di balneazione). È quindi un tratto di mare che Legambiente chiede di tenere sotto controllo per eliminare le cause di inquinamento.

I quattro monitoraggi eseguiti nel Chietino hanno, invece, prodotto tutti un giudizio di “fortemente inquinato”: alla foce del fosso Vallelunga, sulla spiaggia di San Silvestro, ai confini tra il comune di Francavilla al Mare e Pescara; alla foce del fiume Moro, in località Acquabella-San Donato del comune di Ortona; alla foce del fosso San Giovanni, in località La Penna di Fossacesia e alla foce del fosso Marino a Vasto Marina.

La Goletta Verde, inoltre, ha assegnato oggi la bandiera nera alla Sasi, l’azienda che gestisce acquedotti, depurazione e fognature per i 92 Comuni della Provincia di Chieti compresi nel territorio dell’A.T.O. 6 Chietino, recentemente salita agli onori della cronaca per un’inchiesta sul funzionamento del sistema di depurazione nella zona di competenza della Procura di Lanciano, che ha portato al sequestro di 12 impianti e all’iscrizione nel registro degli indagati del presidente della società per “violazioni ambientali persistenti e gestione dolosa”. Un’indagine che dimostra che ci sono ancora troppi problemi nella gestione della depurazione in questa regione, che in alcuni casi si ripercuotono anche sulla qualità delle acque di depurazione, così come testimoniano tra l’altro i recenti casi di salmonella verificatisi nel mese di maggio al Torrente Fontanelle di Rocca San Giovanni, al fiume Osento (Atessa), a Feltrino (San Vito), nei fiumi Vera e Aterno nell’aquilano, a Lido Riccio e alla foce del fiume Arielli o, ancora, a Ortona.

“Tutti casi, dal sequestro dei depuratori ai casi di salmonella, così come i risultati dei nostri monitoraggi, che testimoniano l’urgenza di mettere in campo politiche adeguate per il recupero e la tutela dei fiumi, delle falde e delle acque – commenta Giuseppe Di Marco, il presidente di Legambiente Abruzzo – Chiediamo controlli e interventi rapidi sulla depurazione, che ha un ruolo fondamentale in termini di protezione ambientale, per la conservazione della biodiversità, per la tutela della salute pubblica e per la qualità dei nostri territori che fanno turismo. Per fare questo, la Regione deve finalmente istituire anche un tavolo sui contratti di fiume, per garantire la partecipazione di tutti i soggetti interessati e avere una visione complessiva delle criticità presenti sul territorio regionale per sviluppare un’azione sinergica maggiormente incisiva che coinvolga sia i comuni costieri che quelli dell’entroterra”.

“L’Abruzzo ha, inoltre, il triste record di suoli costieri trasformati, ossia passati da un paesaggi naturali e agricoli ad infrastrutture ed edifici residenziali – aggiunge Luzio Nelli, segreteria Legambiente Abruzzo-. Secondo il dossier di Legambiente, infatti, 91 i km di costa irreversibilmente modificati rispetto ad un totale di 143 km, oltre il 63,6 %. Tra le infrastrutture, nate o ampliatesi negli anni scorsi. L’aspetto più impressionante in questa Regione è che il paesaggio costiero “ancora” libero sia protetto solo
parzialmente, visto che solamente il 9% dell’intera costa abruzzese risulta essere area protetta. L’istituzione del Parco della Costa Teatina tra Ortona e San Salvo rappresenta l’unica garanzia a tutela dei valori paesaggistici della costa dei trabocchi”.

Tra i fattori inquinanti, troppo spesso sottovalutati, c’è anche il corretto smaltimento degli olii esausti. Proprio per questo anche quest’anno il Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati è main partner della storica campagna estiva di Legambiente. Attivo da 31 anni, il COOU garantisce la raccolta degli oli lubrificanti usati su tutto il territorio nazionale, che vengono poi avviati al recupero. L’olio usato – che si recupera alla fine del ciclo di vita dei lubrificanti nei macchinari industriali, ma anche nelle automobili, nelle barche e nei mezzi agricoli – è un rifiuto pericoloso per la salute e per l’ambiente che deve essere smaltito correttamente: 4 chili di olio usato, il cambio di un’auto, se versati in acqua inquinano una superficie grande come sei piscine olimpiche. A contatto con l’acqua, l’olio lubrificante usato crea una patina sottile che impedisce alla flora e alla fauna sottostante di respirare. “La difesa dell’ambiente, in particolare del mare e dei laghi, rappresenta uno dei capisaldi della nostra azione”, spiega il presidente del COOU Paolo Tomasi. L’operato del Consorzio con la sua filiera non evita solo una potenziale dispersione nell’ambiente di un rifiuto pericoloso, ma lo trasforma in una preziosa risorsa per l’economia del Paese.

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