UCCISIONE DI COSIMO CAVA, SONO ORA SEI GLI INDAGATI PER OMICIDIO PRETERINTENZIONALE

a cura della redazione
15/02/2007
Attualità
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Inizialmente l'accusa di omidicio preterintenzionale pendeva a carico di una sola persona, adesso invece sono complessivamente sei gli indagati con il pesante addebito per la morte di Cosimo Cava, il quarantenne originario di Erchie, in provincia di Brindisi, ucciso al culmine di una rissa avvenuta lo scorso sabato 27 gennaio a sera, all'esterno di un casolare di località piana Sant'Angelo a San Salvo. Sembrano dunque essere giunte ad una svolta le indagini compiute dai Carabinieri della Compagnia di Vasto che hanno rimesso, sul tavolo del magistrato della Procura della Repubblica di Vasto, un nuovo rapporto sull'uccisione di Cava. Nuovi particolari, emersi dall'analisi di alcune impronte rinvenute sui vestiti che la vittima indossava la sera della tragedia e da alcune testimonianze, hanno indotto i militari vastesi ad estendere il capo di imputazione di omicidio preterintenzionale anche agli altri partecipanti alla rissa, in aggiunta a chi, F.M., sansalvese di 41 anni, era stato all'inizio individuato come l'autore del violento colpo mortale ricevuto in pieno viso da Cosimo Cava, causa - come accertato dall'autopsia - dell'arresto cardiaco riflesso dopo la rottura del setto nasale che ha provocato la morte dell'uomo. Anche per A.Z., 41 anni, B.P, 47, A.Z, 32, ed i fratelli G.B. ed H.B, 36 e 46 anni, tutti di San Salvo la denuncia è ora aggiornata e certamente più pesante. Cosimo Cava, Mimmo per gli amici, viveva da circa 7 anni, cercando di tirare avanti con alcuni impieghi saltuari, tra Vasto e San Salvo. Da queste parti voleva ricostruirsi una vita, dopo qualche guaio con la giustizia ed una storia d'amore finita male in terra di Puglia. L'estate scorsa aveva lavorato come guardiano notturno in uno stabilimento balneare del centro di Vasto Marina. Cosimo Cava ha trovato sulla sua strada la morte più assurda, quella senza un senso, tra alcuni amici e compagni del periodo recente. Una serata, quella del 27 gennaio, sfociata nel dramma dopo che si era aperta in un clima di gioia ed allegria per un rito tanto caro alla tradizione locale, quale l'uccisione del maiale, conclusasi nel modo più brutale dopo forse qualche bicchiere di troppo ed una rissa scoppiata per futili motivi. All'inizio, ai Carabinieri del capitano Giuseppe Loschiavo, i sei protagonisti della rissa mortale avevano confusamente cercato di far credere di aver trovato per caso il corpo di Cava, ma il ''teatrino'' era durato davvero poco. Accompagnati nella caserma di piazza Dalla Chiesa a Vasto, i sei sansalvesi avevano poi spiegato cosa fosse veramente accaduto e soltanto per uno di loro era scattata la denuncia per omicidio preterintenzionale, mentre per il resto dei componenti il gruppo la denuncia era per rissa. Ora la svolta, in attesa dei prossimi passaggi giudiziari.

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