'Il pioniere del caffè': il mezzo secolo di attività di Fernando Celenza al Bar Venezia

Il prestigioso traguardo per il titolare di una delle storiche attività del centro di Vasto

Gianni Quagliarella
18/03/2013
Varie
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"Quanti caffè ho servito in vita mia? Ho perso il conto, ma, di certo, diverse centinaia di migliaia". Ferdinando Celenza, meglio noto come Fernando e basta, a Vasto è il pioniere del caffè.

A fine marzo, che quest’anno coincide con la Pasqua, taglia il prestigioso traguardo dei cinquant’anni di attività.

Era il 1963, infatti, quando si decise al grande salto, mettersi in proprio dopo quattro anni a farsi le ossa dietro il banco del Bar Roma: "E’ così – confida Fernando - Antonio Molino, il titolare dello storico Hotel Nettuno, possedeva un bar in piazza Pudente, di fianco alla cattedrale di San Giuseppe, che, con l’aiuto di mio padre, Michele, rilevai. Divenne subito il Bar Venezia, per una duplice ragione: l’omaggio a mia moglie Franca, veneta di Noale e al palazzo di don Florindo Ritucci Chinni, dove il locale si trovava, in stile veneziano. Si chiama ancora così, anche se dall’86 l’esercizio è in piazza Marconi. E’ qui che c’era la casa di mamma, Anna Stivaletta".

Con un’invidiabile vista sul mare, il bar, progettato dal grande maestro Tosone, dallo stile inconfondibile, è un piccolo scrigno di ricordi. Te ne accorgi subito, guardando le foto sistemate con cura da Fernando, a partire da quella che, più grande delle altre, campeggia sotto il banco: "Quello sono io, già – sorride il padrone di casa – avevo 17 anni e già preparavo i cocktail al Bar Roma. Quel bimbetto a fianco a me, sorpresa, è invece uno che da grande sarebbe diventato qualcuno, Guido Patriarchi, oggi presidente di sezione Gip al Tribunale di Trieste". Gli altri scatti in bianco e nero alle pareti in marmo giallo di Siena propongono una galleria di personaggi di cui Fernando va fiero. Uno più degli altri, tuttavia, lo riempie d’orgoglio: "E’ questa foto qui – dice – quel giovane vicino a me è Riccardo Illy, della dinastia del caffè. Me l’hanno fatta quando, su suo invito, andai a Trieste a ritirare il diploma di affezionato cliente. Una giornata stupenda, mi prenotò il pranzo in centro".

Appena 15 enne alimentarista in un negozio di ortofrutta in via Cavour, "è lì che seppi dell’affondamento dell’Andrea Doria da una cliente che aveva il figlio a bordo", Fernando ha lavorato sodo al Bar Roma dell’indimenticato Cesario Vinci dal ’57 al ’61: "Al fianco del compianto Salvatore Frattoloso fu un’esperienza indimenticabile e densa di ricordi: una notte d’estate – rivela – finito il festival della canzone abruzzese, il titolare mi chiese di restare visto che era quasi l’alba. Fu il mio record personale, 23 ore di fila in servizio senza mai smettere". Erano i mitici anni ’60, i bus di Tessitore fermi all’angolo di piazza Rossetti, la 'napoletana' , così si chiamava la corriera della Cerella per Napoli, un caffè 35 lire, "ma per gli autisti c’era lo sconto, tre tazzine 100 lire".

Classe ’41, Fernando tiene al suo lavoro come fosse ancora il primo giorno, aperitivo o cappuccino c’è sempre il tocco del vastese gentile. "Lui è fatto così – sospira la signora Franca, che ancora gli dà una mano – disponibile e sempre paziente con il pubblico, bravissimo marito e padre affettuoso di Solidea e Samuele. Sì, un uomo degno". Ora che i primi cinquanta sono arrivati, c’è un’altra tappa che si avvicina, il mezzo secolo di vita coniugale: "L’anno scorso, in aprile, abbiamo tagliato il traguardo dei 45 anni assieme. Se ho lavorato tanti anni in serenità  – conclude Fernando – lo devo proprio a lei".

E sorride alla sua Franca, che a Vasto ha portato un pezzetto di laguna e qui ha trovato l’amore.

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