A Gissi, come ampiamente descritto in un servizio della scorsa settimana, giace una struttura abbandonata di âgaspariana memoriaâ. Sorge a qualche metro dallâospedale e doveva essere una scuola per infermieri. Infiltrazioni dâacqua e spostamento dei corsi nelle università italiane lâhanno condannata a chiusura â a quanto pare â perpetua.
Sulle sorti della scuola-infermieri della Asl e di altre strutture di proprietà della Regione (vedi autoporto sansalvese) abbiamo chiesto un parere al presidente Gianni Chiodi in occasione del convegno di Lentella di qualche giorno fa.
Il giudizio è molto netto: «La Asl deve vendere ai privati quella struttura che non si può più gestire pubblicamente. Lo stesso vale per gli altri edifici pubblici sul territorio, come lâautoporto di San Salvo. Veniamo fuori da unâepoca di mucche da mungere durante la quale si costruiva tanto per tagliare nastri. à successo anche a me, durante il mio mandato da sindaco di Teramo, di sentire qualcuno che suggeriva âCostruisci, che importa, saranno problemi dei prossimiâ». La cura per la âmai-nataâ scuola di Gissi e lâautoporto di San Salvo pare quindi essere la stessa: cessione o gestione ai privati. Lo scoglio che resta è il reale interesse di quest'ultimi.
Per il caso âautoporti dâAbruzzoâ (quello di San Salvo non è lâunico ad avere simili problemi), tramontata la possibilità di una gestione mista, la parte privata si è mostrata indifferente. Per il sito sansalvese i grandi gruppi â Pilkington, Denso e Conad Adriatico â hanno già ribadito il loro âno, grazieâ. Si spera nel coinvolgimento della Sangritana.
Lo stabile della Asl, invece, è un reperto di unâera â ormai lontana anni luce â in cui, sotto lâindiscussa e indiscutibile influenza di Remo Gaspari, Gissi sembrava dovesse divenire a breve un modello di sviluppo per tutto lâAbruzzo. Oggi lo scenario è molto diverso: ospedale depotenziato e la zona industriale della Val Sinello in forte contrazione. Arduo pensare a un decentramento a Gissi degli uffici Asl in affitto di Vasto (come suggerito dal sindaco Nicola Marisi). Lo stesso per un interesse dei privati che andrebbero ad acquistare un edificio deteriorato e dal seminterrato invaso dallâacqua.
Insomma, allâepoca i lavori non si sono fermati né davanti allâincertezza sullâutilità delle strutture, né davanti allâillogicità dei luoghi scelti che oggi ne pregiudica una riconversione da parte di soggetti terzi. Lâinterrogativo a imperitura memoria non può che essere: «Perché?».