Il 22 settembre 2012 è una data storica nel Vastese, perché è stata inaugurata unâindustria: lâindustria del vino. La cooperativa Euro Ortofrutticola, dopo la fusione per incorporazione della cantina sociale di via Gargheta e della cantina San Vitale a San Salvo, decise di vendere la cantina di via Duca degli Abruzzi (al posto della quale oggi câè la Banca di Credito Cooperativo). E successivamente di vendere la cantina allâincrocio tra via Gargheta e via Montenero (dove nascerà un centro commerciale di imprenditori locali). Col ricavato di questâultima vendita e con il cospicuo contributo del Psr della Regione Abruzzo, il Consiglio di Amministrazione, presieduto da Nicolino Torricella, ha deciso di costruire una nuova cantina, anzi unâindustria del vino, come lâha definita il progettista Agostino Monteferrante.
La costruzione, eseguita dallâImpresa Marinelli, è durata un anno e si è appunto conclusa con questa storica inaugurazione, svoltasi alla presenza dellâintero Consiglio dâamministrazione, dellâassessore regionale allâAgricoltura Mauro Febbo, dei consiglieri regionali Nicola Argirò e Tonino Prospero, del presidente della Provincia Enrico Di Giuseppantonio, dellâassessore provinciale Tonino Marcello, dellâon. Arnaldo Mariotti e del sindaco di San Salvo Tiziana Magnacca.
Per questâultima si è trattato del primo taglio di nastro del suo mandato, cosa che ci induce a fare una riflessione. Nei nove mesi della gestione commissariale, nessun taglio di nastro per opifici. Bisogna tornare allâultimo mese dellâultimo quadriennio di Marchese per rivedere unâinaugurazione: quella della Ferramenta Torricella. Qualche anno prima câera stata lâapertura del centro di smistamento Conad. Quindi negli ultimi 6 anni, 3 inaugurazioni: 2 di realtà commerciali e una di realtà agricola. La quale assume un particolare significato. Gli agricoltori sono spesso considerati conservatori e poco inclini al rischio, eppure stavolta hanno deciso di realizzare un impianto di seimila metri quadri, con una ottantina di mega serbatoi, che conterranno oltre 100.000 ettolitri di vino. Stante la loro prudenza, non lo avrebbero fatto se avessero avuto anche il minimo dubbio di non poterne raccogliere i frutti.
Non avrebbero speso tanti soldi dei soci (e della collettività regionale) se non avessero avuto la speranza più che fondata di poter capitalizzare gli investimenti. Essi pensano di poter vendere il vino, allargando i mercati che a cui già vendono le pesche. E primâancora di poter acquistare lâuva, non solo da questa zona, ma anche da altre realtà del sud Italia. Forse gli amministratori dellâEurortofrutticola queste rosee prospettive le vedono, perché hanno affianco i soci (intervenuti numerosi allâevento inaugurale) e tutta la classe politica. La domanda per il Psr lâavevano avviata quando a presiedere la Commissione agricoltura câera Antonio Boschetti, che li aveva sostenuti. Lâhanno conclusa con lâassessore Mauro Febbo, che li ha parimenti sostenuti. Nel 1959, quando i nonni dei soci attuali costituirono la prima cooperativa agricola della Provincia, lo sviluppo industriale non ancora partiva (sarebbe iniziato dopo circa un lustro).
La costituzione dellâEuro Ortofrutticola non portò il benessere (che sarebbe arrivato con le industrie), né bloccò lâemigrazione degli anni sessanta. Ma diede dignità ai produttori, sottraendoli dallo sfruttamento dei compratori e soprattutto trasformò tanti contadini poveri in una categoria produttiva ed imprenditoriale (come hanno confermato di essere anche in questâultima circostanza). Lâindustria del vino non è lâindustria del vetro o la Denso. Non bloccherà la crisi, ma serve a ridare speranza ai produttori agricoli, potrà servire ad agganciare figure nuove giovanili come gli enologi. E se anche riuscirà a bloccare la riduzione degli occupati nelle campagne avrà fatto tanto, tantissimo. Eâ stato detto: più che alla quantità , questâimpianto punterà alla qualità .
Eâ stato detto: in Europa ci conoscono per lâeccellenza che esprimiamo. Non è stato detto, ma lâindustria del vino è la risposta alla crisi da parte della generazione di imprenditori agricoli targati Torricella (classe 1965). Una risposta non facile, non scontata, coraggiosa (come lâha definita il sindaco Magnacca). Una risposta, speriamo, contagiosa, per gli altri imprenditori.
Foto di SIMONE COLAMEO