San Salvo â Un nuovo allarme-esuberi alla Pilkington. Ai 210 annunciati qualche settimana fa (110 impiegati e 100 operai) si aggiungono altri 30 degli uffici Acquisti, Amministrazione e Servizi informatici comunicati nellâultimo vertice sindacati-azienda. Tagli che comporterebbero la chiusura degli uffici e la delocalizzazione degli stessi in Polonia, Germania e Inghilterra. Dopo la diffusione della notizia sono state immediatamente convocate delle assemblee con i lavoratori interessati per programmare azioni comuni. I nuovi tagli preannunciati cambiano lo scenario. Se i 210 esuberi di qualche settimana fa sono endemici alla crisi, gli ultimi lasciano presagire scenari più cupi. Ne è sicuro Emilio Di Cola (Filctem-Cgil): «Le preoccupazioni aumentano. Vorremmo sapere cosa nascondono i nuovi 30 esuberi annunciati. Un progetto di smantellamento della fabbrica? Un preavviso di delocalizzazione?». Gli interrogativi di fronte alle notizie emerse dallâultimo vertice azienda-sindacati fa sono diversi e si estendono anche allâindotto che ruota intorno al colosso del vetro e che costituisce il cuore pulsante dellâarea industriale sansalvese. Il timore è che la chiusura dellâufficio acquisti dello stabilimento di Piana SantâAngelo comporti un forte calo degli ordini di componenti alle tante piccole imprese presenti sul territorio. Di Cola chiede a questo punto un intervento urgente della politica e delle istituzioni: «Non basta lâimpegno del sindaco di San Salvo, ma devono scendere in campo Regione, Provincia e tutti i sindaci dei comuni del Vastese, affinché si istituisca un tavolo con i vertici dellâazienda e i sindacati». Il nodo cruciale resta lâalta tassazione, ma si sta prendendo coscienza che questâultima non può restare a lungo la motivazione dietro cui nascondere i ripensamenti degli investitori. Sulla carta, infatti, restano diverse chimere: il potenziamento del porto di Punta Penna, lâautoporto sansalvese in stand-by da anni, il ripristino del traffico commerciale su rotaia. Tutti punti da rivedere per non favorire lo smantellamento di uno dei siti produttivi più grandi dâAbruzzo.