Vasto si prepara a festeggiare il suo Patrono San Michele Arcangelo

La storia di una devozione tra calamità e richieste di protezione

Lino Spadaccini
28/09/2011
Tradizioni
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Al via domani i festeggiamenti in onore del Santo Patrono. Dopo le polemiche delle scorse settimane sulla decisione del Governo di spostare le feste patronali alla domenica, domani prenderanno il via i festeggiamenti in onore di San Michele Arcangelo, con la solenne Concelebrazione Eucaristica presieduta da monsignor Bruno Forte, fissata come da tradizione alle ore 11 presso la Chiesa di Santa Maria Maggiore. Dai tempi dell’antica Histonium fino a tempi più recenti, Vasto ha avuto molti giorni infelici a causa di numerose calamità che hanno colpito la sua gente: terremoti, invasioni di cavallette, scoscendimenti di terreno, tifo petecchiale, morbo asiatico e peste bubbonica. Proprio quest’ultima calamità, nel 1657, infierì in tutta l’Italia meridionale e, in particolar modo, a Napoli, Foggia, S. Severo e Lucera, provocando circa quattrocentomila decessi. Anche a Vasto, visto l’avvicinarsi del pericolo, si temeva per le sorti delle famiglie, e si cominciò a pregare con fervore e devozione. Nel frattempo, all’Arcivescovo di S. Giovanni Rotondo apparve la celeste visione ad annunziargli che tutte le città che avrebbero posseduto una pietra della basilica di S. Michele del Gargano, sarebbero state preservate da tutti questi flagelli. Così il 19 marzo dello stesso anno, il clero di S. Maria, accompagnato da tutto il popolo andò a posare la prima pietra della chiesa con scolpita la croce e la sigla SMA, nella quale venne incastrata una pietruzza della basilica di S. Michele del Gargano. Il terreno fu donato da Francesco Crisci, mentre la chiesa fu terminata nel 1675, come riferisce l’iscrizione murata sopra la porta della chiesa, dettata da Giovanni Palma, che in quel tempo era segretario del Marchese d’Avalos. Ogni qualvolta una calamità colpiva o minacciava di colpire la nostra città, il popolo acclamava a gran voce la protezione dell’Arcangelo Michele. In particolare si ricordano tre episodi. La prima avvenuta nel 1805 quando per l’esplosione di un nuovo vulcano nel vicino Matese, si sentirono ripetute scosse telluriche, che causarono ingenti danni in molti paesi limitrofi, ma non nella nostra città. Altra circostanza, ben più terribile della prima, avvenne tra il marzo del 1817 ed il gennaio del 1818, quando una terribile epidemia costò la vita ad oltre 2500 persone. Solo grazie al prodigioso intervento dell’Arcangelo la malattia venne scacciata. L’ultimo episodio avvenne verso la fine del 1836 quando il colera scoppiato nella vicina Rodi minacciava il contagio anche nel territorio del Vasto: il popolo vastese, che aveva ancora negli occhi le scene strazianti di quello che era accaduto solo vent’anni prima, cominciò a pregare ed a premunirsi per evitare il male. Nel dicembre successivo, il Sottintendente Coletti ordinò un triduo di ringraziamento a S. Michele, affinché preservasse la città dal colera. Passarono solo pochi mesi e di nuovo il temibile cholera morbus si riaffacciò alle porte della città, dapprima a Portocannone, nel vicino Molise, mentre il 13 luglio 1837 si riscontrò il primo caso di contagio a Vasto. Fino al successivo 22 settembre, le persone rinchiuse in contumacia, in alcune stanze del Convento di Sant’Onofrio, per sospetti di malattia, furono circa venti mentre quindici furono i decessi. In tempi di carestia o di epidemie, il popolo vastese si votava ai Santi per ottenere la grazia dell’allontanamento delle malattie e di altre calamità, o per la venuta della pioggia. Nell’inverno del 1849 la scarsa precipitazione di pioggia aveva reso il terreno molto arido mettendo a serio rischio il buon fine dei vari raccolti. Le autorità cittadine, ascoltando l’accorato appello degli agricoltori, organizzarono un triduo di preghiera ed una processione per le vie della città. Ancora una volta, il Santo protettore non mancò di ascoltare le preghiere dei vastesi. Il canonico Florindo Muzj nel suo Diario, in data 9 maggio 1850 annotava: “Ritorno processionale in S. Giuseppe, co’l clero, decurionato, e concorso di popolo, del nostro Protettore S. Michele; e triduo incominciato questa sera al detto Santo, onde ottenere presso Dio la grazia di una sufficiente pioggia alle nostre inaridite campagne, i di cui seminati sono in procinto di seccarsi… Miracolo! A mezz’ora incominciò la pioggia”. La perturbazione continuò il giorno successivo con una pioggetta benefica, e anche il 12 maggio successivo con altra pioggia salutare. Per devozione del popolo vastese, nel 1827 S. Michele venne acclamato patrono della città e papa Leone XIII confermò tale volontà fissando il 29 settembre quale giorno della festività.

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