25 settembre 2011, marcia della pace PerugiaâAssisi, a distanza di cinquantâanni dalla prima marcia, voluta nel 1961 da Aldo Capitini. Che bella giornata ha vissuto lâItalia! A causa di unâimprevista difficoltà , non ho potuto partecipare alla marcia della pace di questâanno, nonostante mi fossi già prenotato. Vi racconterò, pertanto, ciò che ricordo di unâanaloga marcia della pace di qualche anno fa. Anche se non è facile esporre in poche righe lâintensità di emozioni e sensazioni, le connotazioni emotive suscitate da questo straordinario incrociarsi di persone di ogni età che ogni volta, da anni, salgono alla Rocca di Assisi da varie latitudini dâItalia. Da Bolzano e da Trapani, da est e da ovest, per affermare, con una sola voce, con passo sincrono, con civile compostezza, tante opinioni, tante prospettive aventi in comune le differenti declinazioni di una medesima parola. Parola antica e pur sempre nuova, sempre auspicata e sempre costantemente minacciata. La parola âpaceâ. Questâanno alcune decine di soci della Sezione Club Alpino Italiano di Vasto sono intervenute in modo cospicuo. Coscientemente partecipativi, gioiosamente ordinati nel serpentone cosmopolita che da Perugia ha attraversato Bastia per raggiungere Assisi. Come sintetizzare le ragioni di questo nostro confluire nella âmarcia della paceâ? Il Cai è composto da persone che sono e vogliono essere, in primo luogo, cittadini consapevoli e realmente âpresentiâ, consapevoli dei problemi che agitano il mondo intorno, che reclamano soluzioni. Soluzioni il più possibile ponderate, condivise, âpacificheâ. Perché le montagne da scalare non sono, per noi, solo quelle prettamente geologiche di roccia e sassi, ma anche, in primis, quelle immateriali, tangibili nei comportamenti quotidiani, costituite da paure sempre risorgenti, dal non coraggio nel fare le scelte, da perduranti iniquità , dallâincapacità di vivere insieme taluni valori attinenti la condizione umana. La marcia della pace Perugia-Assisi è uno spettacolo laico di affascinante spessore esistenziale, oltre che spirituale in senso lato. In termini di sforzo fisico, per i soci Cai convenuti da Tufillo, Vasto e dintorni, è stata, tutto sommato, poco più di una passeggiata: che vuoi che siano 24 chilometri, per lo più pianeggianti, per gente avvezza a ben più impegnativi dislivelli? Chilometri densi di significato. Chilometri percorsi calpestando, infine, il lastricato delle viuzze medievali di Assisi intrise di storia, rese lisce dal transito di innumerevoli pellegrini. Ogni vicolo riecheggia qui lo scalpiccio dei calzari di Francesco e Chiara, ogni piazzetta risuona dello sguainar di spade guelfe e ghibelline. Itinerari su si è snodata anche la mia storia personale, la mia inquieta ricerca di un senso allâessere uomini. Molti anni fa, adolescente, mi recavo lì vicino, a San Girolamo di Spello, per conversare con Carlo Carretto, quello delle âLettere dal desertoâ, umile ricercatore nonché ideatore di segni di pace negli anni Sessanta e Settanta. Oggi come allora, come sempre, la grande Storia e le nostre (piccole) vicende individuali ci obbligano ad interrogarci su chi vogliamo essere, su che cosa fare per costruire un mondo meno degradato, meno incivile, meno avvilente di quello che la vita ci sbatte addosso ogni giorno. Questa marcia della pace Perugia-Assisi 2011 è stata, ancora una volta per le tantissime associazioni intervenute con i loro variopinti simboli, striscioni e stendardi, per le migliaia di partecipanti provenienti dal mondo intero, una bella occasione per guardare onestamente dentro e fuori di sé. Per cercare risposte. Per condividere riflessioni, proposte. Ricordo con particolare simpatia quei compagni di viaggio di bella energia che, camminando al mio fianco, ravvivarono in me speranze in parte affievolite dallo scorrere del tempo, rendendole di nuovo stupendamente vive, sorprendentemente attuali. FOTO di BERARDINO BARISANO