Dio e conoscenza: il 'Premio Teologia' assegnato in Austria al vescovo Bruno Forte

'La sicurezza che non ci deluderà mai' il titolo della 'lectio magistralis'

a cura della redazione
07/08/2011
Attualità
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"La sicurezza che non ci deluderà mai": è questo il titolo dell'ultima riflessione teologica dell'arcivescovo di Chieti-Vasto, monsignor Bruno Forte, una nuova "lectio-magistralis" che la guida della chiesa locale ha letto nell'aula magna dell'Università di Salisburgo in occasione del ricevimento del prestigioso "Premio di Teologia". Un riconoscimento all'opera teologica di una vita che Forte ha sviluppato e approfondito a Napoli, Tubinga, Parigi e in Abruzzo, e che per la prima volta viene assegnato ad un autore non in lingua tedesca. Un riconoscimento di alto valore culturale, ma anche di indubbio valore "politico", visto che gli studi di teologia effettuati da monsignor Forte lo hanno portato prima a essere membro del Pontificio Consiglio della Cultura, poi a presiedere la commissione preparatoria al famoso documento «Memoria e riconciliazione» (che ha accompagnato la richiesta di perdono che Papa Giovanni Paolo II rivolse nel Giubileo del 2000) e infine ad essere, fino allo scorso anno, presidente della Commissione Episcopale per la Dottrina della fede. Ruolo che rivestiva anche l'allora cardinale Joseph Ratzinger, oggi Papa Benedetto XVI. Ed un altro tassello in un rapporto che è sempre più intenso e stretto proprio con il Santo Padre. Vicinissimo a lui nel settembre 2006, quando Forte organizzò la visita del pontefice al santuario del Volto Santo di Manoppello. "La sicurezza che non ci deluderà mai" è lo studio che l'arcivescovo di Chieti-Vasto ha dedicato alla figura del Padre, nel senso di Padre Eterno. "La moderna società senza padri - scrive il vescovo in un brano della sua 'Lectio magistralis' pubblicata sul sito internet della diocesi di Chieti - non ha generato figli più liberi e uguali, producendo anzi dipendenze drammatiche da quelli che di volta in volta si sono offerti come i 'surrogati' del padre: il capo, il partito, la maschera rassicurante e bonaria delle false promesse e delle rassicurazioni a buon mercato. Siamo tutti più soli, più incerti nella prigione delle nostre solitudini, più esposti al rischio della rinuncia ad amare". Nel contesto culturale del tramonto della ragione totalizzante, Forte inizia la sua riflessione filosofico-teologica-poetologica partendo dalla crisi dell'Io-soggetto nell'ascolto dell'altro. Una crisi che porta a seguire e a credere ai "surrogati" del Padre che è il principale punto di riferimento di ogni uomo credente, fonte di sicurezza e provvidenza per la famiglia e per la comunità. La parola dell'altro è quindi al centro del suo costante dialogo con gli esponenti più significativi della filosofia e della teologia del nostro tempo: da Heidegger a Bultmann e Rahner, da Jaspers a Lévinas e a Mounier. E a proposito di Heidegger, l'arcivescovo Forte lo cita con forza in un altro passaggio della sua 'lectio': "Se la modernità occidentale ha consumato nei confronti di Dio il suo rituale 'assassinio del padre', volto ad affermare la propria indipendenza e autonomia, dall'angoscia e dal vuoto che ne sono derivati non si esce che per una scelta coraggiosa e umile: tornare a riconoscere l'unica sicurezza che non ci deluderà mai, quella che solo l'Eterno può darci. Veramente come diceva l'ultimo Heidegger 'solo un Dio può salvarci'; non un qualunque volto del divino, ma quel Dio che è l'oggetto della buona novella. Più che mai il cristianesimo e il suo vangelo del Dio amore sono necessari alla nostra vecchia Europa, a ognuno di noi chiamato a scegliere fra volersi 'gettato verso la morte' o 'mendicante del cielo', fra 'vanità' o 'verità', pellegrino verso un domani, dove sia patria a tutti l'abbraccio benedicente del Padre".

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